Quale futuro per i giovani in Trentino?
Si è tenuto il seminario sullo stato delle politiche rivolte ai giovani e gli esiti del servizio civile in provincia di Trento. Un affresco a tutto tondo sulla condizione dei giovani partendo dall’indagine sulla Didattica a distanza durante il lockdown ai risultati di un Rapporto internazionale che ha portato in evidenza gli stili di vita dei giovani, dallo sport al consumo di alcol, dal fumo alle abitudini alimentari. Il seminario è stato arricchito anche dai dati statistici circa i Piani giovani di zona e il servizio civile con focus sullo stato dei giovani prima-durante-dopo questa esperienza di lavoro, che per la maggior parte è stata altamente qualificante su un piano professionale, relazionale e personale.
Giovanna Fambri, dirigente dell’Istituto statistico della Provincia autonoma di Trento, ha aperto con una considerazione: “Ad oggi vi sono 5 anziani ogni giovane: un dato esplicativo del trend di invecchiamento della popolazione che si compone per il 14% di giovani e per il 66% di anziani. L’Italia ha il tasso di natalità più basso di Europa, ma il Trentino si distingue per un indice di vecchiaia di 20 punti percentuali inferiore alla media italiana.”
Arianna Bazzanella dell’Agenzia del lavoro ha presentato il progetto “Crescere in Trentino” composto da una prima parte, che racconta il contesto familiare in cui vivono i bambini in Trentino: nascita e crescita, scuola, mercato del lavoro, stili di vita dei giovani, e da una seconda parte che presenta i Piani giovani e di ambito in Trentino. Ha poi preso la parola Luciano Covi di Iprase che ha portato una riflessione sull’insegnamento durante il lockdown: “1 miliardo e mezzo di studenti hanno subito la chiusura delle scuole (94% degli studenti in DAD-didattica a distanza durante il lockdown). Le case si sono trasformate in aule e i docenti si sono adattati a nuovi modelli di insegnamento – ha proseguito Covi – partecipando anche a corsi di formazione per adeguare le competenze al nuovo status quo. Dall’analisi di 16.000 docenti di scuola primaria e secondaria in Italia, di cui 400 in Trentino, emerge che la Dad è stata usata, oltre all’insegnamento tradizionale, soprattutto per mettere a disposizione materiali, esercitazioni e testi di spiegazione formulati dai docenti. Per quanto concerne i bisogni educativi speciali, possiamo affermare che i piani didattici personalizzati non sono stati stravolti. Durante il lockdown è stata garantita la continuità educativa anche se la criticità più alta è stata registrata nel livello di attenzione durante le lezioni online. Altro dato registrato è che meno del 5% degli studenti non è stato coinvolto: le ragioni sono legate al background culturale delle famiglie, alla mancanza di dispositivi in casa e all’indisponibilità e demotivazione degli studenti. La scuola ha saputo comunque reagire con energia e impegno, tenendo conto della straordinarietà della situazione”.
L’indagine in Trentino ha coinvolto 85 scuole, 65 classi e 3000 studenti e si è focalizzata su 4 ambiti: attività fisica, alcol, fumo e abitudini alimentari. Un giovane su 10 svolge l’attività fisica consigliata: i maschi con frequenza doppia delle femmine. Meno di un terzo (dati Coni-Comitato Olimpico Nazionale Italiano) degli atleti sono femmine e dunque occorre sovvenzionare di più le discipline svolte dalle ragazze. Altro tema il fumo che è il maggior fattore di rischio di morte prematura tra i giovani: nei 15enni le fumatrici femmine hanno percentuali superiori ai maschi: dati molto preoccupanti visto che è anche illegale la vendita a minorenni; idem l’alcol: emerge che un 15enne ogni 4 consuma abitualmente alcol durante la settimana; cibo: consumano più zuccheri i maschi e i figli di famiglie straniere.”