Pinch point di Arco: “Babbo Natale, toglili tu!”

Fabio Galas14/12/20254min
PINCH POINT CARTELLO SATIRICO NATALE ARCO (6) W


 

Ad Arco il traffico rallenta, il dibattito no. E mentre le auto si fermano davanti ai pinch point, le polemiche sfrecciano a tutta velocità.
Nella notte qualcuno, rigorosamente anonimo come da tradizione arcense quando la pazienza è finita, ha deciso di affidarsi direttamente a Babbo Natale. Niente slitte, renne o pacchi regalo: solo un cartello appeso su alcuni dei famigerati restringimenti stradali con un messaggio semplice e struggente:
«Quest’anno non chiedo molto: caro Babbo Natale, elimina questi pinch point. Promesso che siamo stati buoni. Buone feste».
In calce l’inconfondibile logo in bianco e nero del Castello di Arco, sempre presente sui cartelli di protesta.

Un’iniziativa che riassume perfettamente lo spirito di una città che da dicembre 2023 convive con queste aiuole “calma traffico” piazzate in mezzo alla carreggiata. Calma, appunto, solo sulla carta. Perché nella realtà i pinch point – importati dall’Inghilterra ma atterrati ad Arco senza passare dal Codice della Strada – hanno acceso uno dei dibattiti più longevi e divisivi degli ultimi anni.

 

 

Secondo il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), voluto dalla giunta di centrosinistra guidata da Alessandro Betta, l’obiettivo è nobile: rallentare le auto, proteggere ciclisti e pedoni, cambiare la cultura della mobilità. Tradotto nella pratica: restringi la strada, obblighi gli automobilisti a fermarsi, speri che diventino più virtuosi. Il problema è che, nel frattempo, diventano soprattutto più nervosi.

I residenti, infatti, non l’hanno presa benissimo. Oltre mille firme raccolte, poi diventate duemila. Marce di protesta, lumini accesi sulle lunette stradali come fossero piccoli altarini della sicurezza perduta, assemblee pubbliche infuocate, fischi ai tecnici e ricostruzioni in polistirolo delle aiuole portate in corteo. Altro che cambiamento culturale: qui siamo alla rievocazione storica della “battaglia” di via Venezia a Varone. E sappiamo tutti com’è finita.

Lo scorso anno l’assessore alla viabilità Gabriele Andreasi era andato avanti per la sua strada. O meglio: per la strada di tutti, anche se più stretta. I pinch point funzionano, dicono i dati. Le auto vanno più piano. Certo: tra uno stop forzato e una precedenza da interpretare, sarebbe difficile fare altrimenti. Peccato che, secondo i cittadini, la sicurezza non sia migliorata e che gli incidenti, le strisciate e gli slalom quotidiani raccontino una storia leggermente diversa.

C’è chi segnala pericoli per i ciclisti, chi per gli autobus, chi per le carrozzerie. Chi allunga il tragitto passando dalle Grazie o da via Frumento, aumentando traffico e consumo di carburante. Chi si chiede se, prima di posare aiuole in muratura su strade provinciali, qualcuno abbia chiesto davvero il permesso. Domanda arrivata fino in Provincia, mentre il segretario comunale ha già messo il sigillo definitivo sulle ordinanze.
Ora la patata bollente passa alla nuova giunta ambientalista guidata dalla sindaca Arianna Fiorio. Continuare sulla strada tracciata dal PUMS, costato decine di migliaia di euro, o ascoltare una cittadinanza che chiede a gran voce – e ora anche a Babbo Natale – di togliere quegli ostacoli considerati più pericolosi che utili?
Per ora, ufficialmente, avanti così. La sperimentazione continua. Le conclusioni verranno tratte più avanti. Nel frattempo ad Arco si procede a senso unico alternato: sulle strade comandano i pinch point, nel dibattito comandano i malumori. E sotto l’albero, quest’anno, qualcuno spera di trovare almeno una carreggiata libera.