Musica, bambini e tradizione: il Natale entra alla Fondazione Comunità di Arco

Una mattinata di dicembre che sa di casa, di ricordi e di comunità. Alla Fondazione Comunità di Arco, il clima natalizio è arrivato in modo autentico: lunedì15, con le note della Banda di Riva, la visita dei bambini accompagnati dalle Tagesmutter e un’atmosfera capace di accendere sorrisi e commozione tra gli ospiti della Residenza.
È un appuntamento che si ripete “come da tradizione”, ma che ogni volta riesce a sorprendere. Le melodie natalizie hanno fatto da filo diretto con il passato: c’è chi ha riconosciuto al volo i brani, chi ha seguito il ritmo con le mani, chi si è lasciato andare a un canto condiviso. Un momento semplice, ma potente, in cui la musica ha fatto quello che spesso riesce a fare meglio di qualsiasi discorso: riportare a galla emozioni e memoria, e trasformare un pomeriggio ordinario in una festa vera.
Ad aprire l’incontro sono state le parole della presidente delle Tagesmutter, Mara Parisi, che ha introdotto lo spirito della visita con un intervento sentito, prima di lasciare spazio allo spettacolo e alla partecipazione. La chiusura è stata affidata ai ringraziamenti della direttrice Laura Pollini, che ha sottolineato il valore di questi gesti: la vicinanza, la continuità, il legame tra generazioni che – soprattutto in questo periodo – diventa il cuore di una comunità che si riconosce e si sostiene.
Una carrellata di “piccole felicità” in Fondazione
Quello con la Banda e i bambini non è un episodio isolato: nelle ultime settimane la Fondazione ha messo in fila iniziative che hanno portato calore e leggerezza dentro le giornate degli ospiti. Momenti di socialità, visite e attività pensate per rompere la routine e creare occasioni di incontro: quelle che, nel quotidiano di una residenza, diventano davvero preziose.
In questo mosaico di appuntamenti, la tappa natalizia con i più piccoli assume un significato particolare: non è solo intrattenimento, ma un messaggio. Dice che gli anziani non sono “fuori” dalla vita della città, ma ne restano parte, e che il tempo delle feste può essere l’occasione per riannodare fili e costruire vicinanza concreta.
Alla fine restano le immagini: una sala piena di musica, i volti dei bambini, gli occhi lucidi di qualcuno tra gli ospiti, e quel coro spontaneo che nasce quando una melodia è più forte della timidezza. Piccole scene che, messe insieme, fanno una cosa grande: portare un po’ di felicità, senza clamore, ma con sostanza. (n.f.)














