Mercatino di Natale di Arco: “Sorridono solo le casette, in centro pochi affari”

Nicola Filippi02/12/20246min
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Roberta Nina Bianchin, assieme al marito Luca, gestisce da sei anni l’unico bacaro veneziano originale in via Bettinazzi, la parallela di via Segantini, ad Arco. È una “furia”, da quanto è arrabbiata. “Bello il Mercatino di Natale, ma ci porta via lavoro, altroché! Se hai un’attività che non è collocata fra i giardini storici e la Collegiata puoi anche chiudere bottega, tanto da qui non passa anima viva…” Assocentro e l’amministrazione comunale quest’anno hanno deciso di far scendere in piazza Italia, a Mogno, le centinaia di visitatori “mordi e fuggi” che arrivano in pullman da ogni parte d’Italia. Nonostante la modifica, a detta dei titolari dell’osteria Bianchin, le attività commerciali del centro storico non hanno ottenuto i tanto sperati risultati. Forse è ancora un po’ troppo presto per tracciare un bilancio, ma le prime sensazioni non sembrano positive. La gente si concentra principalmente attorno alle casette, soprattutto a quelle dedicate alla gastronomia. “Dovrebbero studiare il mercatino diffuso – suggerisce Bianchin – come a Rovereto. Oppure studiare una segnaletica più ragionata, per incuriosire i visitatori dei mercatini a incamminarsi lungo le vie del centro storico. Come hanno fatto a Trento, dove hanno collocato una serie di cartelli, fuori dai mercatini, con indicati i negozi presenti in centro storico. Così la gente è invogliata a fare due passi anche nel resto della città e non solo davanti alle casette”.
“Ho chiesto un incontro anche al sindaco Betta – spiega la titolare dell’osteria Bianchin – ma in segreteria non mi hanno dato alcuna garanzia, io spero che prima della fine della legislatura mi convochi e ascolti quello che devo dirgli in merito ai mercatini di Natale. Così, come sono organizzati, non portano benefici ai commercianti del centro storico, ma solo a quelli che hanno le casette. E nulla più”.

L’idea dei “mercatini diffusi” potrebbe essere la soluzione migliore per valorizzare il “salotto buono” della città e aiutare i commercianti del centro storico che hanno deciso di investire nel “cuore” della città, pagando tasse su tasse, ma restando sempre esclusi al momento delle decisioni importanti. Bianchin porta l’esempio del nuovo arredo urbano, comprese le nuove panchine dei giardini o la chiusura del polmone di parcheggi nell’area ex Carmellini. Ora arrivano i mercatini. “Dovrebbero animare via Segantini e via Vergolano, ma anche via delle Palme o il rione Stranfora – spiega – invece, grazie a quegli ingombranti new jersey queste parti della città restano escluse, gli ospiti sono quasi intimoriti a visitare il resto della città”. Le barriere fisiche dovrebbero essere più accattivanti, con insegne dedicate ai negozi presenti in centro storico. “Senza grandi spese, in legno, belle colorate, per attirare l’attenzione dei visitatori e incuriosirli. Magari, anche con scritte simpatiche”.
In questa “battaglia”, Roberta Nina Bianchin sta cercando di coinvolgere anche i commercianti vicini, per fare massa critica e spiegare agli organizzatori che le casette vanno collocate in tutta la città, non lasciarle concentrate attorno alla Collegiata: “Ne abbiamo parlato anche con Assocentro, sono anni che glielo chiediamo, ma purtroppo troviamo sempre un muro, non ci danno ascolto”. Ogni anno che passa il centro storico perde pezzi, non c’è ricambio, solo negozi sportivi, è l’accusa: “In sei anni abbiamo visto andare indietro il centro storico, serve un cambio di mentalità e di passo, anche da parte dell’amministrazione, con una ventata di modernità per questo tipo di manifestazioni”.
“È una battaglia persa”, sospirano. Lo sanno in partenza, ma invece loro provano a “svegliare le coscienze” e spiegare a tutti che gli esercenti del centro storico vivono i mercatini di Natale con malumore. I mercatini sono una cosa a sé e la gente non entra e spende in centro, “al massimo va a fare una passeggiata fino al Castello, ma in via Segantini o in via Vergolano è più difficile…”
Un altro, grosso problema, per Roberta e Luca, è rappresentato dalla mancanza di una corretta comunicazione, anche sui social. Come anche l’assenza di un percorso guidato nel centro storico che valorizzi tutti gli angoli di questa bellissima città: “Siamo così stufi di sentirci isolati che siamo dell’idea di spostare la nostra attività di ristorazione dal centro storico in periferia… qui in centro storico siamo penalizzati”.
Un altro paio di esempi, prima dei saluti. Il panno rosso donato da Aquafil. Dove è finito? chiedono. Gli anni scorsi veniva collocato davanti alle vetrine dei negozi delle due vie principali, ora invece si trova solo davanti alla casette.
Per i due ristoratori sarebbe anche bello che la città credesse e spingesse sulla comunicazione anche per trasmettere ai nostri ospiti che alla Galleria Civica è stato inserito un quadro importante, di un pittore nato ad Arco, famoso in tutto il Mondo dell’arte. Suggeriscono di collocare un poster in piazzetta San Giuseppe oppure immagini proiettate sulla facciata di Palazzo Panni. Invece, la comunicazione della mostra è affidata solo a un piccolo banner pubblicitario, a terra, accanto al minuscolo e quasi invisibile ingresso della galleria: “Non ci siamo proprio… è un disastro…”.