Luciano Daldoss, dalla roccia alla scrittura dialettale

Redazione06/03/20253min
DIALETTO LUCIANO DA DOSS (2)



 

Quando un brutto incidente ti fa scoprire una particolare vocazione. È quello che è successo a Luciano Daldoss, poeta dialettale ledrense, che nei giorni scorsi ha presentato alla libreria “Cazzaniga” la sua raccolta di poesie dialettali dal titolo “La me baita”.
“Un brutto incidente mentre arrampicavo in montagna nel lontano 1989 – ha raccontato Daldoss – mi ha costretto ad un lungo periodo di inattività. Ebbene, in quella situazione ho iniziato a scrivere poesie in dialetto. Poi ho letto “Montagne trentine” di Giacomo Floriani  e lì ho avuto il classico colpo di fulmine. Avevo trovato la materia, i colori con cui dipingere la mia tela, la mia vita. Così non mi sono più fermato”.
Non poteva esserci inizio migliore per un incontro che ha visto Luciano Daldoss nei giorni scorsi dialogare con Gilberto Galvagni dell’associazione culturale “Giacomo Floriani”, organizzatrice della serie di eventi dialettali intitolati “En dialèt al més”. Naturalmente non sono mancate le poesie tratte da “La me baita”, lette con grande espressività, che hanno emozionato il solito numeroso pubblico presente.
“È stato importante per te scoprire questo tuo nuovo mezzo espressivo” gli è stato chiesto. “Assolutamente sì – è stata la risposta – L’aver acquisito con il tempo la consapevolezza della forza, dell’energia e della musicalità che sono proprie del dialetto mi ha fatto continuare fino ai giorni nostri. Questo mezzo mi serve per esprimere, per comunicare, per fare arte. Io non ho scelto la poesia. La poesia ha scelto me”.
Elio Fox, nella prefazione al libro presentato alla libreria “Cazzaniga”, definisce la poesia di Daldoss “una scommessa per la sua valle” e, non per niente, dice, “La me baita” rappresenta la prima opera poetica dialettale che esce nella Valle di Ledro. E il poeta di Concei ha saputo, della Valle di Ledro, farne una magica rappresentazione, fatta di luoghi, di persone, di tradizioni, ma anche di odori, colori, sapori, emozioni, di sogni, di aspirazioni, il tutto corredato dai silenzi e dalle fantasmagorie delle montagne, per le quali Daldoss evidenzia in più versi il suo amore.
In conclusione Luciano Daldoss ha rivelato che sta lavorando ad un secondo libro di poesie, quelle composte dopo il 2006, con la promessa di un nuovo incontro con l’appassionato pubblico della l’associazione “Giacomo Floriani”.