Lo Speziale Tamanini: “Sogno Arco più curata, vergogna per la stazione delle autocorriere”
Lo Speziale di Arco, al secolo dottor Carlo Tamanini, una vita dietro al bancone della Farmacia Bettinazzi in via Segantini, nonostante le sue 97 primavere (festeggiate lo scorso 31 ottobre con sobrietà), non smette di punzecchiare gli amministratori della città delle Palme. Il suo cruccio? Il decoro urbano. “Ho sempre sognato una Arco diversa, più curata, simile a Merano!”, spiega a chi lo incontra durante la sua passeggiata quotidiana. Nell’ultimo periodo, il dottor Tamanini ha avviato una campagna di sensibilizzazione, chiamiamola così, sul destino della stazione delle autocorriere, in piazza Vicenza. “È una vergogna, è lasciata andare, in completo degrado”, tuona. “Vi è un mondo di desideri, un mondo di piaceri, un mondo di affanni, un mondo di delusioni, un mondo di sogno e un mondo di speranze – scrive sul suo profilo social – io faccio parte degli ultimi due! Sogni? Ho sempre sognato una Arco diversa, più curata, simile a Merano. Speranze? Ho sempre sperato che la stazione delle autocorriere diventasse come la sua gemella di Tel Aviv, in Israele!”
“È la mia fissa – continua il dottor Tamanini – ma gli amministratori non conoscono il significato della parola “manutenzione”. Essa ha un’origine latina. La stazione delle autocorriere ha bisogno di manutenzione! Non di progetti faraonici, ma di semplice manutenzione”. Lo Speziale di Arco però non attacca solo gli amministratori locali, se la prende anche con i rappresentanti politici del mondo civico-ambientalista: “Fiorio e Parisi – scrive ancora il dottor Tamanini – invece di dire sempre di no, perché non fate interrogazioni sulla stazione? O vi piace così, come opera in degrado?”
“È il colmo dei colmi che debba essere un vecchio bacucco a sollevare sempre il problema della stazione delle corriere”, conclude.
Effettivamente, la stazione delle autocorriere di piazza Vicenza fa gridare allo scandalo. Sono anni che si parla di una sua rinascita. Nell’agosto 2023 l’amministrazione in carica, commentando il rendiconto 2022, con un avanzo di bilancio a 16 milioni di euro, aveva preannunciato un importante sostegno finanziario ad Amsa, che ha in comodato d’uso lo stabile dal 2018, per ristrutturarla e darle nuova vita. Il progetto di massima prevedeva la sala del consiglio comunale al primo piano e sotto i locali del circolo pensionati. Permettendo così di liberare l’attuale edificio di fronte al Casinò municipale, demolirlo (non essendo un bene tutelato dalla Soprintendenza, come invece lo è la stazione delle autocorriere) e realizzare un importante e necessario “polmone” di parcheggi, interrati e in superficie. Quest’ultimo era sempre stato definito una “priorità” per la giunta Betta.
Ma ad oggi nulla si è mosso. Al contrario invece di quello che accade all’autostazione. Il tempo e la forza degli elementi stanno facendo il loro “sporco lavoro”. La facciata principale, che dà su piazza Vicenza, è scrostata, in più punti, lasciando trasparire le malte. Il tetto in legno che sostiene la grondaia è rotto in più punti. L’ingresso principale, con le cinque porte in legno, per accedere in quella che una volta era la hall principale, è sbarrato. E un cartello intima: “Questo locale è chiuso fino a nuovo avviso”. Suona come una pernacchia. Attorno alla facciata, le telecamere di videosorveglianza si guardano intorno, ma c’è ben poco da ammirare. Sul lato est, la stazione di ricarica per le bici elettriche è ormai uno scheletro ed è diventato un murale di scritte e firme. Stesso discorso anche per le pareti esterne dell’edificio, ridotte a un manifesto di stupidità e volgarità. E che dire della pensilina in legno? Per fortuna che è sostenuta da robusti “pali innocenti”. Il legno non sembra essere in buona salute. Si “salvano” invece i bagni, tenuti quotidianamente puliti dagli addetti. Bravi. Infine, la biglietteria di Trentino trasporti. L’unico punto vivo dell’autostazione. Perché il bar, che dovrebbe accogliere i viaggiatori con un buon caffè bollente, è chiuso da tempo, con tanto di inferriate e lucchetto. Dentro, il vuoto pneumatico. Non c’è più alcun arredo. Tutto scrostato. Insomma, la stazione delle autocorriere non è proprio un bel biglietto da visita per la città di Arco. La speranza di vederla rifiorire, un bel giorno, non si è ancora sopita. Sia per il dottor Tamanini sia per tutti gli Archesi.