Le anguille del Garda sono sempre più contaminate

Claudio Chiarani24/02/20232min
Eel,In,Rocky,River

 

Le anguille che vivono nel lago di Garda sono contaminate dalla diossina e da policlorobifenili, questi ultimi una pericolosa miscela di idrocarburi clorurati nota anche come PCB, ossia composti chimici che sono stati impiegati in svariati settori industriali. Tossici per la vita, ovviamente. Per questo i risultati del monitoraggio disposta dal Ministero della Salute l’anno scorso, in collaborazione con Regioni Veneto, Lombardia e Provincia di Trento ne aveva disposto ha sentenziato che la situazione è peggiorata, e di molto. I precedenti dati del 2016 non erano certo piacevoli, ma ora con le ultime analisi effettuate sulle anguille tra aprile e ottobre 2022 dall’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise sono arrivati dati anche peggiori rispetto a sei anni fa. Gli inquinanti organici persistenti alogenati negli alimenti e nei mangimi, le cui risultante sono state, appunto, inviate al Ministero della Salute non lasciano dubbi: le anguille sono inquinate. I novanta campioni che erano stati presi in esame, suddivisi per lunghezza in tre diversi gruppi tra i cinquanta e gli ottanta centimetri, non superavano il limite massimo consentito di residuo in verità per le diossine (3,5 pg/g – picogrammo per grammo di peso fresco), ma ventotto campioni su i 90 presentavano alte concentrazioni di policlorobenzodiossine (PCB-DL) superiori ai limiti. Insomma, dati e sigle chimiche a parte la concentrazione di inquinanti nelle anguille esaminate supera di sette volte il limite massimo consentito dal Regolamento 1881/2006. L’incremento di inquinanti interessa oltre un terzo delle anguille esaminate, con agenti presenti che possono indurre effetti cancerogeni. Il divieto di pesca delle anguille resta in vigore almeno fino a giugno 2023, ma è certa la proroga del Ministero almeno fino a giugno 2024. Poi si vedrà, anche se l’anguilla che è un pesce che staziona sui fondali del lago dove lo smaltimento degli inquinanti è lento potrebbe addirittura prorogare il divieto per i prossimi dieci anni.

 

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