L’assessora Parisi di Arco al fianco dei ricercatori: “Gli oliveti, corridoi ecologici da valorizzare”

Non solo simbolo del paesaggio gardesano e radice millenaria della cultura agricola locale. Gli oliveti dell’Alto Garda custodiscono un patrimonio di biodiversità che, spesso, resta invisibile a chi li attraversa. A ricordarlo è il naturalista Alessandro Marsilli (leggi), che in questi giorni ha annunciato l’avvio di un nuovo programma di monitoraggio della fauna nelle aree olivate della conca gardesana.
Fototrappole e batdetector: la tecnologia al servizio della natura
Per raccontare la vita silenziosa che abita tra i filari, i ricercatori hanno installato fototrappole e batdetector: strumenti capaci di catturare immagini automatiche e registrare ultrasuoni emessi dai pipistrelli. Una scelta non casuale, che permetterà di individuare la presenza di mammiferi notturni, rapaci e piccoli predatori, restituendo una sorta di “radiografia ecologica” degli oliveti.
Queste coltivazioni, infatti, non sono soltanto campi agricoli, ma veri e propri corridoi ecologici. Tra i tronchi contorti e le radure trovano rifugio volpi, tassi, rapaci notturni e molte altre specie. Un mosaico vivente che dimostra come l’agricoltura tradizionale, se rispettosa e ben gestita, possa diventare alleata della biodiversità.
Il progetto e le collaborazioni
Il monitoraggio, avviato con la collaborazione del Parco Fluviale della Sarca, di Studiopan e della società Albatros, ha un duplice obiettivo: raccogliere dati utili alla conservazione e sensibilizzare la comunità locale. Come ha spiegato Marsilli, “un piccolo passo per noi può trasformarsi in un grande passo per la conservazione della natura”.
Il ruolo di Arco e l’impegno dell’amministrazione
All’annuncio ha fatto eco la voce dell’assessora all’ambiente del Comune di Arco, Chiara Parisi, che con un post pubblico ha sottolineato come anche l’olivaia arcense sia parte attiva del progetto.
“L’importanza del monitorare la biodiversità nel paesaggio olivicolo – scrive Parisi – è un tassello fondamentale per la sua conservazione e per individuare pratiche corrette di gestione”.
L’assessora ha inoltre annunciato momenti di restituzione con la cittadinanza e attività educative rivolte alle scuole secondarie di primo grado. Un modo per trasformare la ricerca scientifica in un’occasione di partecipazione collettiva e di educazione ambientale.
Una rete di competenze per il futuro degli oliveti
“La nostra olivaia – ha ricordato Parisi – è un patrimonio irrinunciabile che vive grazie al lavoro instancabile di una rete preziosa di molteplici competenze umane, che questa amministrazione si impegna a sostenere”.
Dalle fototrappole ai batdetector, dall’impegno dei ricercatori al sostegno politico e istituzionale, il progetto sembra così voler intrecciare scienza e comunità. Perché gli oliveti gardesani continuino a essere non solo paesaggio e tradizione, ma anche habitat pulsanti di vita, capaci di raccontare il delicato equilibrio tra uomo e natura. (n.f.)