«La bambina con la valigia» Egea Haffner incontra gli studenti a Riva

Redazione17/02/20233min
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Nella mattina di giovedì 16 febbraio, 860 studenti del liceo «Andrea Maffei» e dell’istituto tecnico «Giacomo Floriani» hanno commemorato il Giorno del Ricordo. Essi si sono preparati all’incontro leggendo «La bambina con la valigia», il libro che racconta la storia di Egea Haffner, la cui immagine di bimba che si appresta ad abbandonare la sua patria e la sua città, la Pola degli anni Quaranta, è diventata l’icona del dramma di tanti italiani costretti all’esilio dai territori istriani, fiumani e dalmati, che il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 aveva decretato divenissero iugoslavi.

E proprio «la bambina con la valigia», la signora Egea Haffner (reduce dalla recente commemorazione di Stato, il 10 febbraio scorso al Quirinale alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella), assieme a Gianfranco Dobrilla, anch’egli esule, sono stati gli ospiti d’eccezione della commemorazione che si è svolta nella sala superiore della chiesa di San Giuseppe al rione Degasperi, l’occasione per fare memoria, con l’aiuto di due testimoni diretti, di un momento storico drammatico del secondo dopoguerra. Con loro, il presidente del comitato di Trento dell’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia (Anvdg) Roberto De Bernardis. Presenti anche i dirigenti delle due scuole, Paolo Chincarini e Paolo Andrea Buzzelli, e per il Comune di Riva del Garda la vicesindaco Silvia Betta.

Egea Haffner è la bambina con il vestitino a quadretti e i sandali bianchi che regge una piccola valigia con la scritta «Esule giuliana n°30001» nella celebre foto scattata il 6 luglio 1946 (lei aveva 4 anni). Egea dovrà lasciare la sua terra, Pola, la casa e tutto ciò che conosceva per fuggire altrove e riparare infine a Rovereto, e la sua foto diventerà il simbolo dell’esodo giuliano-dalmata, del dramma delle foibe e del Giorno del Ricordo. Stesso destino per Gianfranco Dobrilla, di Pirano d’Istria, che assieme alla famiglia dovrà lasciare la sua terra al passaggio del territorio alla Jugoslavia. Suo padre, grazie a una opportunità lavorativa alla manifattura tabacchi, potrà stabilirsi a Rovereto, evitando i campi profughi e ricevendo un’accoglienza calorosa, cosa all’epoca tutt’altro che scontata. Nei racconti dei due testimoni (per Gianfranco Dobrilla, la cui nipote, studentessa del Maffei, era presente all’incontro, si è trattato della prima testimonianza davanti a un pubblico), tutta l’intensità di una situazione e di eventi drammatici, il senso dello sradicamento e della paura, il racconto di mille angherie e di inenarrabili patimenti.
Un’opportunità di grande valore, per le ragazze e i ragazzi del liceo Maffei e dell’istituto Floriani, quella di poter ascoltare le testimonianze dirette di due esuli, così da poter riflettere su ciò che è accaduto, potendo concorrere a “restituire dignità e rispetto alle sofferenze di tanti nostri concittadini”, come ha sottolineato lo stesso presidente Mattarella nel suo intervento alla celebrazione al Quirinale.

 


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