Interrogazione Parlamentare M5S: “Quale futuro per lo stabilimento Dana di Arco?”
Il deputato veneto Enrico Cappelletti (M5S) ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Imprese e del Made in Italy riguardo la situazione critica che sta interessando gli stabilimenti Dana in Trentino, dove sono a rischio centinaia di posti di lavoro.
“Dana, azienda leader nel settore metalmeccanico – scrive l’Onorevole pentastellato nel documento inviato al Ministero – rappresenta un pilastro fondamentale per l’economia trentina, con circa 1.000 lavoratori impiegati direttamente nei suoi due stabilimenti nella provincia di Trento e oltre 600 lavoratori coinvolti nell’indotto. L’azienda ha annunciato l’intenzione di vendere un ramo produttivo strategico e di trasferire, entro il 2026, una parte significativa della produzione in Messico, pari a circa il 40 per cento del totale, mettendo a rischio 200 posti di lavoro diretti e un numero rilevante di occupazioni nell’indotto.
La decisione di delocalizzare una parte della produzione non sembra essere motivata da ragioni industriali, bensì dalla necessità dichiarata di garantire la remunerazione degli azionisti, generando preoccupazione tra i lavoratori e le comunità locali.
Il comparto metalmeccanico trentino, pur essendo caratterizzato da elevato valore aggiunto e una maggiore resilienza rispetto ad altri settori, risente delle difficoltà strutturali che interessano l’intero settore industriale europeo, in un contesto globale segnato da instabilità geopolitiche e trasformazioni tecnologiche. Il mantenimento sul territorio nazionale di stabilimenti produttivi strategici, specialmente in settori ad alto valore aggiunto come la meccanica, è essenziale per garantire la sovranità industriale, la competitività economica e la tutela dell’occupazione”.
Dopo queste premesse Cappelletti chiede “Quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere con urgenza per garantire la continuità produttiva degli stabilimenti della Dana sul territorio nazionale e se non ritenga opportuno promuovere l’apertura di un tavolo di confronto con i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali e le autorità locali, per individuare le soluzioni rivolte alla salvaguardia dell’occupazione, a disincentivare la delocalizzazione delle produzioni strategiche e a favorire gli investimenti, anche attraverso incentivi alla ricerca, all’innovazione e al potenziamento delle filiere produttive locali”.