Il grande artista arcense Luigi Bonazza in mostra a Trento

Redazione06/04/20258min
INAUGURAZIONE MOSTRA LUIGI BONAZZA-004


 

Un grande dell’arte trentina nelle sale di palazzo Trentini, ma anche nella raccolta Cappella Vantini in via delle Orne.
È di particolare interesse e rilievo la mostra che la Presidenza del Consiglio provinciale ospita nella sede di via Manci 27 a Trento dal titolo “Luigi Bonazza – Trento, la montagna, il circolo degli artisti”. L’esposizione è stata promossa a sessant’anni dalla morte del maestro nativo di Arco, in collaborazione con il Trentino Film Festival e con il Comune di Trento. Una sessantina le opere esposte, alcune assolutamente inedite, reperite grazie a prestiti di enti pubblici, banche cooperative, collezionisti privati.
Il progetto espositivo, curato da Roberta Bonazza e Nicoletta Tamanini, mette in luce le forti relazioni che Bonazza consolida con la città di Trento a partire dal 1912, data di rientro del pittore da Vienna, città nella quale si era formato in piena Secessione. Sono anni, quelli, di forti turbolenze geopolitiche che porteranno allo scoppio del primo conflitto mondiale e all’annessione del Trentino all’Italia.

 

 

Pittore e incisore, Bonazza – ha spiegato la curatrice – mantiene fin dagli esordi della sua storia artistica legami con la SAT Società degli Alpinisti Trentini, per la quale realizza il manifesto del 1904 Italiani visitate il Trentino e con la SOSAT alla quale lascia in donazione la Leggenda di Orfeo, il suo capolavoro del periodo viennese.
La mostra racconta, attraverso le opere, il legame di Bonazza con Trento, città dove costruisce la sua casa in Bolghera, insegna all’Istituto Tecnico, partecipa alla formazione del Circolo Artistico Trentino del quale è primo presidente, dipinge l’affresco al Palazzo delle Poste e si dedica alla pittura di paesaggio dei suoi luoghi elettivi, compresa la rappresentazione di paesaggi alpestri.

A Palazzo Trentini, nel cuore della città, si possono ora ammirare, dopo alcune opere in rappresentanza del periodo viennese, soprattutto i lavori del periodo dal 1912 fino alla morte di Bonazza, nel 1965, con la scelta dei paesaggi elettivi, sempre con le montagne sullo sfondo. Straordinaria la veduta notturna e postimpressionistica di Vienna, un inedito di grande valore.

A Cappella Vantini si può proseguire con un approfondimento sul Circolo Artistico Trentino, che si avvale di opere di una sorta di pantheon dell’arte trentina del secolo scorso: Luigi Bonazza, Oddone Tomasi, Giorgio Wenter Marini, Cesare Covi, Erminia Bruni Menin, Dario Wolf, Ermete Bonapace, Stefano Zuech, Luigi Ratini, Camillo Bernardi, Luigi Pizzini e Francesco Trentini.

L’esposizione sarà corredata da un catalogo che verrà presentato a fine aprile nel corso del prossimo Trento Film Festival, con un saggio curato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.

PALAZZO TRENTINI
dal 5 aprile al 24 aprile
lun – ven: 10-13 / 14-19
sab: 10-13
dal 25 aprile al 4 maggio
tutti i giorni: 10-13 / 14-19
dal 5 maggio al 16 maggio
lun – ven: 10-13 / 14-19
sab: 10-13

CAPPELLA VANTINI
dal 5 aprile al 16 maggio
mar – ven: ore 15-18
sab – dom: ore 10-12 / 15-19

Luigi Bonazza (Arco, 1877- Trento, 1965)

La prima formazione dell’artista nato ad Arco avviene presso la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, che frequenta dal 1890 al 1893. Dopo il diploma, nel 1897 si trasferisce a Vienna e si iscrive alla Kunstgewerbeschule, dove segue le lezioni di Felician von Myrbach, raffinato illustratore che gli insegna a disegnare e che lo avvicina alle tecniche dell’incisione e dell’acquerello. Dal 1898 frequenta il corso di pittura condotto da Franz von Matsch, artista che lavora con i fratelli Klimt. Nella capitale austriaca, dove affitta un atelier, collabora con alcune riviste e riceve le prime commissioni. Mantiene i contatti con il Trentino e con l’ambiente culturale italiano partecipando ad alcuni concorsi per decorazioni e illustrazioni, come quello promosso dalla rivista milanese “La Lettura”, che vince nel 1904. In questo stesso anno inizia a comporre la sua grande tela La leggenda di Orfeo, presentata all’Esposizione internazionale di Milano l’anno successivo, e intraprende la realizzazione del ciclo Jovis Amores, una serie di incisioni a tema mitologico esposte con successo alla mostra della Secessione e pubblicate nella rivista tedesca “Die Kunstwelt” e nelle inglesi “The Studio” e “The Graphic”. Nel 1911 inizia il ciclo delle Allegorie del giorno, che porterà a termine solo dopo la prima guerra mondiale. Nel 1912 torna a Trento, dove ottiene l’incarico di professore ordinario presso l’Istituto tecnico e riprende i contatti con l’ambiente artistico locale, partecipando alla fondazione del Circolo artistico trentino del quale è primo presidente. Nel marzo del 1914, a pochi mesi dallo scoppio della Prima guerra mondiale, l’artista fugge a Milano e nell’estate ottiene un lavoro come disegnatore presso le officine Caproni a Vizzola Ticino, dove esegue delle acquaforti sul tema dei velivoli. Alla fine del 1918 ritorna a Trento e riprende il suo lavoro di insegnante presso l’Istituto tecnico.
Nel 1930 gli viene commissionata la decorazione del Palazzo delle Poste di Trento. Negli anni Trenta esegue affreschi di soggetto sacro per alcune chiese della sua città; tra il 1935 e il 1938 soggiorna a Torbole, dove realizza degli interessanti paesaggi lacustri. Da questo momento si dedica principalmente alla pittura da cavalletto, portando a termine sia ritratti sia paesaggi. Interrompe l’attività artistica solamente all’inizio degli anni Sessanta a causa di problemi alla vista. Muore nella sua casa a Trento il 4 novembre del 1965.

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