I ladri in Rocca rubano la bella Anna
Anna era una ragazza bella e briosa, aveva la grazia e la spontaneità propria della giovinezza. Prestava servizio come cameriera al bar Maroni e con la sua presenza ingentiliva il locale. Si era nel 1952 e il bar Maroni era il locale che, ad un passo dalla chiesa dell’Assunta, rappresentava il punto di ritrovo dei Rivani della bella borghesia, degli intellettuali e degli artisti. Tra questi c’era Luigi Pizzini, pittore affermato per il suo percorso artistico, che, anche lontano da Riva, lo aveva portato a conquistare la ribalta nazionale. Tra i soggetti amati da Pizzini c’erano anche i ritratti. La fresca bellezza di Anna, splendida quindicenne, lo colpì. Le chiese così di posare per un ritratto che dipinse, come detto, in quel lontano 1952.
Il tempo passa. Nel 1979, in memoria del pittore morto da due anni, il Gruppo Amici dell’Arte propose in Rocca una mostra a lui dedicata. Uno dei pezzi forti, tanto da essere usato per la copertina del catalogo e per i manifesti, era proprio il “Ritratto”. È (era?) un dipinto ad olio, dimensioni 50 cm per 54 cm, che fissa il bel viso di Anna Bortolameotti. Negli anni successivi a quel lontano 1952 Anna, coniugata Vaccari, avrebbe operato come titolare della pizzeria “Due Mulini” di Torbole.
In occasione della mostra del 1979, un mattino i due custodi della Rocca, Walter Serafini e Marco Grottolo, scoprirono che erano state forzate due porte e che dal loro ufficio era “sparita” la tela lì depositata in attesa di essere esposta nell’attiguo auditorium. I ladri, oltre alla tela, avevano rubato una macchina da scrivere e 65 mila lire. All’esterno della Rocca era stata poi trovata la cornice del quadro con il cartoncino che fissava la tela sparita. Oltre a quello venale il quadro aveva un valore sentimentale. Era stato infatti donato dallo stesso Pizzini al Museo e dunque era un omaggio alla città. L’allora sindaco Mario Matteotti, pittore di casa in Rocca, affermò: “Era un quadro pregevole. La ragazza ritratta era una bellezza tipicamente altogardesana con quella certa aria di serenità e nello stesso tempo di mestizia”. L’ipotesi degli inquirenti fu che a commettere il furto fosse stato qualcuno che conosceva la dislocazione dei locali del Museo. Forse si era trattato di un furto su commissione visto che non era impresa facile vendere un quadro di Pizzini tanto noto.
Un salto nel tempo ci porta ai nostri giorni. Qualche mese fa è stata allestita dal Mag, Museo Altro Garda, una pregevole mostra antologica delle opere di Pizzini. Come ha allora rilevato Franco Albino, artista e già Presidente del Gruppo Amici dell’Arte, il furto di una tanto significativa opera era un precedente da tenere in qualche modo presente in quanto parte della storia dei rapporti del pittore con la città di Riva. Fatto sta, però, che non è stato possibile rievocare questo rapporto, artistico e civile, in assenza forzata del ritratto della giovane. Che fine avrà fatto il ritratto? Su quale muro di qualche appartamento vive la sua eterna giovinezza la bella Anna?
Vittorio Colombo