Garda “soffocato” dal turismo? Sirmione prova a cambiare le regole

C’è una domanda che, negli ultimi anni, attraversa trasversalmente tutte le sponde del lago di Garda: come continuare a essere una delle mete turistiche più amate d’Europa senza compromettere la vita quotidiana dei residenti e la salute dei territori?
Una domanda che non riguarda più solo l’Alto Garda trentino – dove le amministrazioni di Riva del Garda, Arco e Nago-Torbole si interrogano da tempo su limiti, opportunità e fragilità del modello di sviluppo turistico – ma che oggi trova un nuovo, concreto tassello anche nella sponda bresciana.
A Sirmione, infatti, la Giunta comunale ha appena esaminato un progetto destinato a diventare un riferimento nazionale: “Sirmione 2030 – Ospitare Meglio, Vivere Meglio”, un modello di governance dei flussi turistici firmato dall’esperto di marketing territoriale Antonio Pezzano.
L’articolo è stato riportato dal sito Gardapost, che ha spiegato i contenuti del documento e la volontà dell’amministrazione guidata dalla sindaca Luisa Lavelli di affrontare l’overtourism non più come un’emergenza, ma come un processo che richiede metodo, ascolto e visione.
Un cambiamento di paradigma: dagli interventi tampone alla gestione strutturale
Il cuore del progetto – racconta Gardapost – è semplice e radicale: passare dalla gestione dell’emergenza a un modello ordinato, continuo e basato sui dati.
Sirmione vuole costruire un sistema che tenga insieme tre priorità: la qualità dell’accoglienza, la tutela del territorio e la vivibilità per i residenti.
In altre parole: “Ospitare meglio, per vivere meglio”.
La struttura operativa proposta da Pezzano si regge su due pilastri:
– Il Tavolo di Indirizzo “Turismo e Vivibilità”, 17 componenti tra Comune, commissioni consultive, associazioni di categoria, minoranze e referenti territoriali. Un luogo di confronto strategico che si riunirà più volte l’anno per indicare priorità e raccomandazioni.
– La Segreteria Tecnica, motore operativo interno al Comune, incaricata di raccogliere dati, monitorare le azioni e garantire continuità.
Il percorso è scandito in tre fasi – avvio, transizione, assestamento – per costruire un sistema stabile entro tre anni.
Un laboratorio che “parla” anche all’Alto Garda
Guardare a Sirmione significa guardare anche a casa nostra.
È impossibile non cogliere i parallelismi con ciò che sta accadendo nell’Alto Garda trentino: la saturazione dei flussi, la pressione sulla mobilità, la difficile convivenza fra residenti e turismo, la fragilità del territorio.
A Riva del Garda, il tema della gestione dei numeri e della qualità del soggiorno è ormai centrale in ogni confronto politico e amministrativo.
Ad Arco, la sindaca Arianna Fiorio e il vicesindaco Marco Piantoni hanno più volte richiamato la necessità di una visione condivisa, capace di governare sviluppo turistico, mobilità e vivibilità quotidiana.
A Nago-Torbole, il dibattito si concentra sull’equilibrio tra sport outdoor, tutela ambientale e sostenibilità dei volumi.
Il messaggio che arriva da Sirmione è chiaro: non esiste futuro per il turismo senza un patto sociale che coinvolga chi vive i nostri paesi tutto l’anno.
Dati, partecipazione, metodo: la nuova grammatica del turismo gardesano
Il progetto sirmionese si fonda sul ciclo Conoscenza–Azione: analisi dei dati, ascolto dei residenti, progettazione partecipata.
Strumenti come il modello DPSIR – che mette in relazione pressioni, stato del territorio e percezioni della comunità – e il design thinking permetteranno di monitorare presenze, mobilità, rifiuti, qualità dei servizi.
Un approccio che potrebbe diventare un riferimento anche per i comuni dell’Alto Garda: una cassetta degli attrezzi condivisa per affrontare una sfida che non si può più rimandare.
“Un test importante per tutto il Paese”
Lo stesso Pezzano, commentando il progetto, ha ricordato che Sirmione ha la possibilità di adottare un modello in linea con le migliori pratiche internazionali.
L’assessore al Turismo Riccardo Genovesi, invece, ha sottolineato come la nuova governance permetterà di anticipare le criticità e valorizzare la stagione turistica tutto l’anno, evitando picchi ingestibili.
E forse è proprio questo il punto: il Garda non può più permettersi di vivere di picchi, ma deve costruire un equilibrio che tenga insieme residenti, ospiti e territorio.
Conclusione: una sfida che riguarda tutti
L’overtourism non è un destino inevitabile: è un fenomeno che si può gestire, governare, trasformare.
Sirmione ha scelto di farlo attraverso un percorso strutturato e partecipato.
Nell’Alto Garda trentino il dibattito è aperto da tempo, ma il laboratorio sirmionese offre uno spunto in più per capire che il futuro del lago dipenderà dalla capacità – politica e culturale – di riportare al centro il benessere delle comunità.
(n.f.)









