Fringuello, la polemica non si placa: Calzà (PD) chiede il ritiro della deroga

La delibera provinciale che autorizza la caccia in deroga al fringuello per la stagione 2025/26 continua a sollevare polemiche. A contestarla, con toni netti, è Michela Calzà, consigliera provinciale del Partito Democratico e già vicesindaca di Dro, che invita la Giunta Fugatti a fare un passo indietro.
Secondo Calzà, la seconda delibera approvata dall’esecutivo – la n. 1262 del 29 agosto 2025 – non basta a colmare le lacune normative e tecniche che caratterizzano il provvedimento: «La soluzione più responsabile e coerente sarebbe il ritiro immediato della deroga alla caccia del fringuello. L’impianto resta carente, privo di garanzie ambientali e costruito con approssimazione».
ZPS corrette, ma restano le ZSC
La Giunta ha accolto solo in parte le critiche, correggendo – dopo un’interrogazione del PD – un errore relativo al parere dell’Osservatorio faunistico e limitando l’attività venatoria nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Ma per la consigliera democratica si tratta di una misura insufficiente:
«Restano completamente ignorate le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e gli altri ambiti tutelati del Trentino, che rappresentano il nostro fiore all’occhiello e ci distinguono in Italia e all’estero come esempio di equilibrio tra natura e cultura».
Il nodo, spiega Calzà, riguarda la collocazione di numerosi capanni di caccia ai margini o all’interno di aree protette, senza che la delibera chiarisca come verranno gestiti i conflitti né se siano state condotte valutazioni di incidenza ambientale.
Nessuna garanzia sui controlli
Altro punto critico sollevato riguarda l’assenza di un piano di monitoraggio scientifico sull’impatto del prelievo:
«Non viene detto chi controllerà, come, con quali strumenti e con quale responsabilità. Non si fa alcun riferimento all’ISPRA, né a una verifica scientifica sugli effetti sui contingenti migratori. Questo mina la credibilità dell’intero provvedimento».
Il rischio, secondo l’esponente del PD, è che la mancanza di controlli renda impossibile distinguere l’effettivo impatto sulla specie, senza alcuna garanzia per le altre popolazioni di uccelli che condividono le stesse rotte migratorie.
Fringuelli e specie simili: un problema di selettività
La consigliera segnala inoltre un problema tecnico non secondario: il fringuello migra spesso in stormi misti insieme a specie simili, come la peppola e altri fringillidi protetti.
«Non ci è stato spiegato con quale grado di selettività reale potrà essere esercitata questa deroga in campo, evitando danni collaterali ad altre specie tutelate».
A questo si somma la questione ambientale legata alla dispersione dei piombini da caccia, che possono contaminare suolo e acque, con effetti ancora più preoccupanti se le attività venatorie si svolgono in aree sensibili.
L’appello: «Ritirare la deroga»
Calzà conclude chiedendo alla Giunta di fermarsi: «Serve il ritiro della deroga e l’avvio di un confronto serio, trasparente e scientificamente fondato, nel rispetto degli standard ambientali europei e della sensibilità dei cittadini trentini».
Il dibattito resta quindi aperto e si inserisce in un contesto più ampio, dove la gestione della fauna e la tutela ambientale diventano terreno di scontro politico e culturale, tra la difesa di tradizioni venatorie e la necessità di garantire la conservazione delle specie e degli habitat protetti.
(n.f.)