Foreste: ruolo fondamentale nella riduzione dei gas serra

Redazione31/10/20224min
vaia tempesta trentino

 

Si è concluso al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina il ciclo “le Ragioni di Vaia”. Le riflessioni e i dati emersi dall’incontro, particolarmente ricco di spunti, hanno sottolineato come sia fondamentale il ruolo della conoscenza per affrontare eventi che ancora non conosciamo e che potrebbero essere molto più intensi, frequenti ed estesi di Vaia. “È urgente comunicare queste problematiche in maniera appropriata” è l’evidenza emersa dal convegno.
Giovanni Giovannini ha esordito dicendo che “Vaia è stato un evento fuori scala che ha modificato il reticolo idrografico e ha prodotto danni enormi a tutte le infrastrutture forestali. Sono più di 2.000 i chilometri di strade rese inservibili da Vaia, circa un terzo della rete forestale trentina. Sono inoltre 20.000 gli ettari danneggiati in tutto dalla tempesta; la Provincia intende rimboschirne il 20%. Le piante, la natura riescono a trovare un equilibrio, per fortuna. Il bostrico ha peggiorato ulteriormente la situazione. In particolare sull’abete rosso che in alcuni casi presenta anche fenomeni di disseccamento da siccità. A causa di questo piccolo insetto coleottero del gruppo degli Scolitidi, in tre anni abbiamo perso un milione e mezzo di metri cubi di alberi. Un danno molto più grande di Vaia”. Giovannini stimolato dalle domande del moderatore ha poi ricordato che “in Valsugana c’è il vivaio ‘Maso san Giorgio’ per il rimboschimento forestale e un centro di addestramento significativo: tutto il fenomeno di Vaia ha portato all’aumento di persone che lavorano nel bosco. La Provincia autonoma, visto l’aumento di infortuni in questo contesto, ha investito ulteriormente oltre alla formazione già esistente allestendo un campo prova specifico per operatori che si trovano a lavorare con legnami in estrema pendenza e condizioni”.

Günther Unterthiner nel suo intervento ha ricordato che “in Alto Adige Vaia ha colpito 6.000 ettari di foreste. Ci sono stati interventi piuttosto rapidi ma due fenomeni successivi e diffusi hanno messo in crisi tutto il sistema: il bostrico che già c’era con Vaia ha accelerato notevolmente e il carico della selvaggina che non deve essere troppo numerosa per l’equilibrio complessivo. C’è stato il rimboschimento di 2.600 ettari sul dato complessivo di 6.000, ciò per l’importante funzione protettiva. I contatti transnazionali, specie sulla questione del bostrrico, sono molto importanti: le conoscenze bisogna condividerle, il confronto di competenze è necessario per definire le strategie. Non ci sono soluzioni semplici per fenomeni complessi”.

Lorenzo Ciccarese, che riveste un ruolo scientifico particolarmente determinante in ISPRA – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ha evidenziato “che è necessario avere il 30% di aree protettete entro il 2030” Per quanto riguarda le connessioni fra demografia e nutrizione, lo studioso ha sottolineato che “sarà possibile nutrire 10 miliardi di persone nel 2050 solo se cambiamo abitudini alimentari e riduciamo gli sprechi” A chi chiedeva dal pubblico se siamo già al punto di non ritorno Ciccarese ha risposto che “per esempio sul”esistenza dei ghiacciai sì, ma, purtroppo, anche in diversi altri ambiti. Adesso il problema sarà come riuscire a tornare indietro”.

 


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