Filiera del legno, studiate 345 aziende del Trentino
La filiera trentina del legno sotto la lente, in una fase complessa legata a crisi energetica e diffusione del bostrico. Una fotografia dell’intero settore che conta 345 aziende – al fine di descriverne lo stato, i trend di sviluppo e i fabbisogni – è stata scattata dal Servizio foreste della Provincia autonoma di Trento che, in collaborazione con l’Associazione Artigiani di Trento, ha curato un’indagine conoscitiva che è stata presentata dall’assessore provinciale alle foreste, Giulia Zanotelli e dal dirigente del Servizio foreste, Giovanni Giovannini. Presenti anche l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli e il presidente degli artigiani trentini Marco Segatta.
392mila ettari di foreste, pari al 63% del Trentino e ben 5.400 chilometri di strade forestali. I boschi, patrimonio dell’intera comunità, crescono ogni anno dello 0,1% ed i Piani di gestione forestale ne garantiscono il monitoraggio e la gestione. Vaia (20mila ettari danneggiati) e successivamente il bostrico tipografo hanno permesso alle aziende locali di disporre di materia prima di qualità a prezzi inferiori a quelli del mercato austriaco. Si tratta però di condizioni che non dureranno a lungo e che avranno come conseguenza una graduale riduzione della disponibilità di legname di abete locale.
“Questi due eventi – sono state le parole del dirigente Giovannini – hanno di fatto accelerato una tendenza che era già in atto a causa del cambiamento climatico, fenomeno che determina il declino delle resinose a favore delle latifoglie e, di riflesso, una graduale riduzione dell’abete. Per questo si dovranno trovare soluzioni alternative, come un maggior impiego del legno di latifoglie, anche nella produzione di imballaggi”.
Le imprese di utilizzazione forestale iscritte nell’Elenco provinciale sono 219, occupano 503 lavoratori (il 43% sono operai) e gestiscono annualmente 494mila metri cubi netti di legname da opera, 30.300 tonnellate di legna da ardere e 115.300 tonnellate di cippato forestale. L’88% del materiale legnoso viene commercializzato in Trentino. Si tratta di attività importanti per il benessere dei nostri boschi: le imprese boschive – molte a carattere familiare – effettuano tutte le attività forestali, dalle utilizzazioni ai rimboschimenti. Le imprese contribuiscono inoltre al mantenimento del territorio alpino, dal punto di vista paesaggistico e sotto il profilo della gestione e della prevenzione del rischio idrogeologico. Nel corso del tempo, la competitività delle imprese che si è mantenuta alta, grazie al grado e alla varietà di specializzazione in cui operano, alla professionalità delle risorse umane e alla disponibilità di materia prima locale.
Per quanto riguarda le previsioni di breve periodo, il 60% delle aziende prevede fatturati aziendali pressoché stabili. Guardando al futuro, il settore dovrà trovare soluzioni per sopperire alla mancanza di manodopera specializzata attraverso investimenti mirati a rendere più attrattivo e sicuro il lavoro in bosco, come negli impianti di segagione.
Le imprese di prima lavorazione sono invece 126 (produttori di imballaggi, imprese di segagione e di assemblaggio) ed occupano 1.393 persone (in crescita del 14% rispetto al 2016). Lavorano annualmente 951.990 metri cubi netti di legname ed acquistano 416.175 metri cubi di materiale semilavorato, mentre raggiungono le 313.000 tonnellate i sottoprodotti di lavorazione.
Il settore della prima lavorazione del legno riveste un ruolo di crescente rilevanza sul panorama economico trentino, creando occupazione anche in aree decentrate. Il fatturato complessivo 2021 di queste imprese ammonta a 386.785.000 euro. Si tratta di una cifra in aumento del 25% rispetto al 2020 ed oggi rappresenta l’1,8% del Pil provinciale. Il 73% degli intervistati considera il 2021 come un anno eccezionale ed 27% prospetta ulteriori crescite nel corso del 2022. Il settore ha effettuato considerevoli investimenti per ottimizzare e potenziare le linee di segagione ed incrementare l’automazione dei processi produttivi, con conseguenti riflessi sull’efficienza aziendale, facilitando la capacità di affermarsi sul mercato.
Secondo le previsioni, il settore del legno ha dinamiche completamente diverse rispetto al passato e vedrà nei prossimi decenni cambiamenti derivanti da nuovi bisogni, demografici, sociali, culturali e ambientali. Il ruolo dei servizi forestali provinciali sarà quello di accompagnare questo processo, con tutti gli strumenti disponibili, ma anche proseguendo nella manutenzione degli investimenti infrastrutturali e nella cura dei boschi.