Fase delicata per gli ulivi della Busa: senza aiuti della Provincia rischiano l’abbandono

L’olivicoltura dell’Alto Garda vive una fase delicata, che rischia di mettere a repentaglio non solo la produzione di olio ma anche l’equilibrio del paesaggio che da secoli caratterizza questa parte del Trentino. La mosca olearia, insetto capace di compromettere interi raccolti, sta trovando terreno fertile grazie a un clima sempre più umido e instabile, frutto dei cambiamenti climatici.
A lanciare l’allarme, con un’intervista sulla stampa locale, è il presidente di Agraria di Riva e del Consorzio di miglioramento fondiario dell’olivo, Giorgio Planchenstainer, che da decenni segue la coltivazione dell’olivo in zona e che oggi vede crescere la minaccia con preoccupazione crescente.
Un nemico favorito dal clima
La presenza della mosca non è una novità assoluta: comparsa nell’Alto Garda circa vent’anni fa, è diventata con il tempo una presenza stabile, favorita da condizioni ambientali mutate. Se in passato il clima non era favorevole alla sua diffusione, oggi l’umidità stagionale rappresenta un habitat ideale per la proliferazione dell’insetto, rendendo sempre più difficile contenerne l’avanzata.
Le trappole e i trattamenti applicati in alcune aree hanno consentito di ridurre i danni, ma non di risolvere il problema. In molte altre zone la diffusione della mosca continua a crescere, mettendo in difficoltà soprattutto i piccoli coltivatori.
I costi per chi mantiene gli uliveti
Il nodo centrale resta quello economico. Per le aziende agricole strutturate, la difesa dagli attacchi della mosca può essere affrontata con strumenti adeguati, anche se a scapito dei margini di guadagno. Per i tanti piccoli produttori dell’Alto Garda, invece, il peso dei costi rischia di diventare insostenibile: tra trappole, trattamenti e rese non sempre generose, produrre olio potrebbe presto costare più che acquistarlo sul mercato.
Il rischio, evidenzia Planchenstainer, è che molti decidano di abbandonare la cura degli oliveti, con conseguenze non solo sulla produzione, ma anche sulla manutenzione del paesaggio. A tenere pulite e curate le pendici del Garda sono infatti soprattutto olivicoltori hobbisti, che lavorano più per passione e per tradizione familiare che per profitto. Senza di loro, il territorio perderebbe quell’immagine ordinata e suggestiva che oggi viene spesso utilizzata come vetrina turistica.
Il nodo degli aiuti pubblici
Proprio per questo, da anni Planchenstainer chiede alla Provincia interventi concreti a sostegno di chi mantiene viva l’olivicoltura senza trarne un guadagno economico. Finora, però, il dialogo con le istituzioni non ha portato risultati. Nonostante i ripetuti appelli, ogni richiesta si è scontrata con un muro politico e burocratico.
Il presidente di Agraria insiste affinché vengano destinati fondi non solo alle aziende, ma anche a quei cittadini che, con impegno e sacrificio, contribuiscono al decoro del territorio. Un coinvolgimento, secondo lui, dovrebbe arrivare anche dal settore turistico: se il paesaggio è parte dell’offerta promozionale, allora una parte delle risorse – ad esempio la tassa di soggiorno – potrebbe essere reinvestita per sostenerne la manutenzione.
Una prospettiva incerta
Accanto alla mosca olearia, anche altri parassiti come la cimice asiatica stanno aggravando la situazione, colpendo diverse colture. I dati recenti sulla produttività mostrano un quadro tutt’altro che rassicurante: i costi crescono, mentre le rese non seguono lo stesso ritmo.
Se non si interverrà con politiche di sostegno adeguate, la prospettiva delineata da Planchenstainer è quella di un progressivo abbandono delle coltivazioni, con uliveti lasciati all’incuria e invasi da rovi. Un pericolo che non riguarda solo l’agricoltura, ma l’intero equilibrio paesaggistico e turistico dell’Alto Garda. (n.f.)