Ecco il Linac, un’avanguardia nelle terapie antitumorali
È pronto a entrare a regime il nuovo acceleratore lineare, strumento all’avanguardia nelle terapie antitumorali, installato nell’Unità operativa di radioterapia oncologica dell’ospedale Santa Chiara di Trento.
Oggi l’assessore alla salute politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana è intervenuta alla presentazione ai sanitari del nuovo LINAC (LINear ACcelerator) durante la quale sono state illustrate le peculiarità della nuova apparecchiatura il cui utilizzo è previsto soprattutto per le pazienti affette da neoplasia mammaria, per trattamenti stereotassici e di radiochirurgia cerebrale. Il nuovo acceleratore, frutto della più avanzata tecnologia, ha comportato un investimento di circa 2 milioni e 250mila euro.
L’acquisizione del nuovo acceleratore lineare è stato un processo lungo e laborioso che, in pieno periodo pandemico, ha visto una stretta collaborazione tra le unità operative di radioterapia e di fisica sanitaria oltre al Servizio di ingegneria clinica e al Dipartimento infrastrutture. Ora, grazie al Pnrr e con il pieno supporto dell’Assessorato provinciale, Apss è già al lavoro per l’acquisto di un secondo acceleratore gemello, che diventerà operativo presumibilmente nei primi mesi dell’anno prossimo.
«Attualmente l’Unità operativa di radioterapia oncologica – ha evidenziato Valentina Vanoni direttrice dell’Unità operativa di radioterapia oncologica – è dotata di quattro acceleratori lineari ed esegue circa 1.250 trattamenti all’anno. Dall’inizio di ottobre con il nuovo acceleratore sono già stati eseguiti 60 trattamenti e, con l’entrata a pieno regime, si prevede che verrà utilizzato per circa 350 pazienti l’anno. Rispetto agli altri acceleratori in dotazione all’unità operativa, vi è una maggiore precisione nell’esecuzione della terapia – è possibile infatti monitorare in tempo reale la posizione del paziente – e una maggior velocità di esecuzione della singola seduta di radioterapia. Grazie al suo impiego è quindi possibile ridurre al minimo il disagio per i pazienti ed eseguire un numero maggiore di trattamenti».