Disagio giovanile, urge trovare risposte

Claudio Chiarani01/03/20243min
GIOVANI NEET 2018_neet_italia



 

Da tempo il disagio giovanile riempie le cronache e i dibattiti, ma dopo il recente episodio accaduto a Riva del Garda nel corso del quale un ragazzo è stato accoltellato, è chiaro che non è più il tempo dell’immobilismo ma quello di agire. Ma come? Le ragioni del disagio dove vanno ricercate? Come si affrontano? Come si risolvono? C’è un progetto avviato da Casa Mia cofinanziato dalla Comunità di Valle e dai Comuni locali che ha nome “Non c’è niente da fare”, uno studio che raccoglie le risposte di tanti studenti delle scuole medie su altrettanti argomenti loro richiesti in un questionario. Non ci sono più spazi per loro: le nostre generazioni trovavano valvole di sfogo negli Oratori, nelle discoteche, nelle aggregazioni libere di piazza con altrettanta libertà di poter fare qualsiasi cosa, marachelle comprese che, però una volta scoperte i genitori a suon di sberle, si sberle signori, ci facevano capire che così non ci si comportava. Poi, forse, per dare più libertà ai nostri figli quelle sberle noi che le avevamo ricevute non le abbiamo più date. Si parla di scappellotti educativi, non di violenza si badi bene di comprendere ciò che si vuol dire. Giovedì 29 febbraio si terrà un incontro al Casinò di Arco con la sociologa Valentina Molin, incontro al quale tutti sono invitati a presenziare e ascoltare ciò che è emerso dall’indagine. Adolescenti che fare? La prossima apertura di cantiere 26 potrà dare una parziale risposta a quella fascia d’età aprendo le sue porte, ma non sarà solo quello con le sue proposte che potrà dare “la” risposta al disagio giovanile, a spazi d’aggregazione che mancano, a criticità che questa società ha creato per loro. Perché, ricordiamocelo, siamo stati noi a dare a questi adolescenti questa società “problematica” in cui ormai siamo tutti “invischiati.” Forse questa è la prima riflessione cui siamo chiamati noi adulti a dare la prima, importante risposta. Politici, sociologi, tutti impegnati a cercare e trovare e dare risposte con gli strumenti che il territorio offre, come le società sportive, ad esempio, serate con gli esperti, incontri con insegnanti e dirigenti scolastici, i servizi sociali che con il loro personale sono attivi nell’affrontare questa difficile “battaglia” che il terzo millennio ci ha messo davanti. Fare rete è una delle cose, perché una comunità forte, educante può ottenere molto in risposta.

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