Dibattito social ad Arco: stoccata di “Lucy Van Pelt”, replica tagliente di Guido Trebo

Nicola Filippi30/05/20254min
Lucy

 

L’eco delle elezioni comunali ad Arco non si è ancora spenta, ma fuori dalle sale del consiglio e lontano dai microfoni ufficiali, la vera partita si gioca altrove: sui social. A incendiare il dibattito, un post al vetriolo firmato dalla ormai celebre penna satirica “Lucy Van Pelt” (nome di fantasia, tratto dal personaggio della celebre striscia a fumetti Peanuts, creata da Charles M. Schulz nel 1950, sorella di Linus), che ha preso di mira l’ex assessore alla cultura Guido Trebo, reo — secondo l’autrice — di dispensare ironie e giudizi prematuri sulla nuova amministrazione guidata dalla sindaca Arianna Fiorio.
Nel suo lungo e pungente post, sul gruppo privato social “amARCOrd”, “Lucy” ha offerto una lucida e corrosiva riflessione sul passato recente e sul presente incerto dell’amministrazione arcense, accusando l’ex assessore di esercitare una sorta di “moralismo da loggione” e di soffrire della sindrome dell’ex al potere: “come Frodo con l’anello”, ha scritto, “ma a forza di pestare, rischia di calpestare proprio voi”. Un attacco arguto, affilato, che ha raccolto consensi, condivisioni… e una risposta.

 


 

La replica di Guido Trebo non si è fatta attendere, ed è arrivata — ovviamente — sempre via social, dove il confronto si consuma a colpi di tastiera. Ecco il testo integrale del suo intervento:
“Cara Lucy, o qualunque sia il tuo vero nome, vedi, io ci metto sempre la faccia: nei miei articoli, nei miei interventi pubblici, nella mia attività amministrativa passata e presente. Firmo ogni parola, assumendomi fino in fondo la responsabilità di ciò che dico. Tu invece no.
Tu scegli l’anonimato per lanciare accuse, insinuazioni e lezioni di moralismo civico. Troppo comodo. Troppo facile.
Fino a quando non avrai il coraggio di firmarti con nome e cognome, saremo su due piani diversi: io parlo da cittadino libero e responsabile, tu scrivi da dietro una maschera.
E con chi non ci mette la faccia, semplicemente, non dialogo. Buona giornata.”
Parole ferme, nette, che spostano il focus dal contenuto delle critiche al metodo con cui vengono avanzate. Per Trebo, l’anonimato è un velo troppo comodo dietro cui nascondersi per colpire senza rischi.
E così, da una parte abbiamo la penna pungente e la memoria lunga di “Lucy Van Pelt”, che da tempo si è ritagliata un ruolo di osservatrice ironica ma agguerrita della politica arcense; dall’altra, l’ex assessore che rivendica la trasparenza del suo operato e il coraggio di parlare senza pseudonimi. Due voci diverse, due linguaggi opposti: la satira civile contro la fermezza istituzionale, lo sberleffo contro la firma.
Ma sotto la superficie, la questione è più ampia e interessante: può l’anonimato essere legittimo strumento di critica? Ha più peso la firma o il contenuto? E, soprattutto, il vero potere — oggi — si esercita nelle aule consiliari o sui feed di Facebook?
Intanto, la città di Arco assiste. Alcuni sorridono, altri si indignano, molti prendono nota. Proprio come “Lucy” ha consigliato.