Abeti della Val di Ledro in Piazza San Pietro: “Una preghiera di salvezza” a Papa Francesco

Nicola Filippi21/10/20248min
abete ledro



 

“Il monumentale e plurisecolare “Picea alba” si prepara per affrontare il prossimo inverno, ignaro. Tra due mesi agonizzerà invece in Piazza San Pietro con altri 39 malcapitati (tutti dalla Val di Ledro, ndr). Per pubblicità e selfie. Sessantamila euro e camionate di CO2. Grazie Comune di Ledro e Apt Garda Dolomiti.”
Lorenzo Vescovi, medico veterinario, già sindaco di Tiarno di Sopra e consigliere comunale e assessore a Riva del Garda, ambientalista e animalista “storico” e leader dei Verdi di Riva del Garda per più di vent’anni, ha scritto a “Sua Santità Francesco, a Casa Santa Marta, 00120 Città del Vaticano”. Per chiedere la fine di una pratica che ha ben poco a che vedere con la tradizione cristiana. Ma non solo. Vescovi attacca anche l’attuale Amministrazione per la determinazione del Responsabile di segreteria e affari generali che ha pagato le spese (in totale, euro 1.160) per “servizio alberghiero” a sei componenti del 1° Reggimento Aves Antares dell’Esercito Italiano che hanno predisposto in loco l’operazione di esbosco e elitrasporto dell’albero che addobberà Piazza San Pietro nel Santo Natale 2024.
Ecco il testo integrale della lettera.
“Le scriviamo dalla Valle di Ledro; io Gigante Verde Monumentale di trenta metri di altezza, vivo in un pascolo alpino da un paio di secoli, a milleduecento metri di altitudine, nel Comune di Ledro, capo fila della “Riserva di Biosfera UNESCO Alpi di Ledro e Judicaria”, a un centinaio di metri da quello che cent’anni fa era il confine meridionale dell’Impero Austro-Ungarico, in un paradiso che si affaccia sul Lago di Garda, con molti fratelli verdi, con i quali silenziosamente fabbrichiamo ossigeno e immagazziniamo carbonio, ma siamo anche dimora di avifauna e insetti in un ecosistema in continua interazione biologica e biodiversa.
Da oltre un secolo sono stato muto spettatore di due guerre mondiali, albe e tramonti, tempeste e neve, gelo e siccità (vieppiù accentuata anno dopo anno). Ho donato ombra, riparo e delizia agli occhi di molteplici generazioni di genti di Ledro e ospiti. Ora mi accingo ad affrontare il prossimo inverno. Ma tremo.
Dal 30 agosto scorso è partito il countdown: tre rappresentanti istituzionali hanno scelto e decretato la nostra inesorabile fine: il sindaco pro tempore del comune di Ledro, una gentile signora in veste di agente forestale e un Suo funzionario Vaticano, venuto apposta dalla Capitale: un trio in scala, sorridente, soddisfatto e ammirato, quasi geloso di avermi scovato. Motivo? Usarci a fini di pubblicità commerciale e qualche selfie forse in Sua compagnia; costo preventivato, sessantamila euro a carico di Pantalone.
Segato brutalmente alla base, strappato in aria da un maxi elicottero e tradotto infine agonizzante fino in Piazza san Pietro dove finirò i miei giorni tra lugubri lamenti, sempre più flebili, coperti dal brusio dei pellegrini distratti e indifferenti alla mio destino.
Perché a ogni Natale il mondo cristiano deve assistere e contribuire all’ecatombe di milioni di fratelli abeti, meraviglie del Creato senza battere ciglio? Da tre milioni e mezzo solo in Italia a trenta milioni in Nord America.

Una pratica che ha ben poco a vedere con la tradizione cristiana che celebra il Natale con la coreografia del Presepe.
L’usanza dell’albero di Natale è iniziata in Italia nella seconda metà del XIX secolo, principalmente a opera dei reali di Savoia; e in Vaticano solo dal 1982. Le origini invece affondano in pratiche pagane, risalenti ai Celti, dove l’abete (vivo) era considerato un simbolo di vita e fertilità; I Druidi decoravano gli alberi (vivi) durante il solstizio d’inverno per omaggiare gli spiriti della Natura.
Perché seguitare a compiere stragi ricorrenti di alberi unicamente per diletto, pur conoscendo l’importanza e indispensabilità del mondo vegetale, invece di piantarne quanti più possibile?
Che senso ha integrare la Carta Costituzionale con norme che trattano di protezione ambientale o scrivere encicliche come “Laudato sì” (2015) che si focalizzano sulla cura dell’ambiente naturale, il cui degrado ha anche conseguenze sociali; che invitano le persone ad una conversione ecologica attraverso la preghiera, la contemplazione della Natura e la riduzione della partecipazione alla cultura del consumo; o esortazioni apostoliche come “Laudate Deum” (2023) incentrate molto sulla crisi del clima, “originato in un modello di sviluppo insostenibile e che non stiamo reagendo abbastanza”… il forte aumento dei gas serra di origine antropica… nella “casa comune” verso la quale ci si dovrebbe impegnare di più per un cambiamento significativo”? o più di recente indirizzare missive ai Partecipanti di Terra Madre ricordando che “tutto ciò che ci circonda è un dono e noi abbiamo il dovere di rispettarlo e preservarlo”? E poi smentirsi con comportamenti e opere?
Alla luce di quanto da Sua Santità sottoscritto e pubblicato, a noi sembra che i propositi e le azioni dei suoi rappresentanti siano eufemisticamente incoerenti, anzi controproducenti anche come messaggio didattico alle generazioni future.
Ci sono molti altri modi alternativi, altrettanto validi e sostenibili per contornare la Festa più bella del Cristianesimo: dalla migliore cura del presepe (vero simbolo della tradizione cristiana) alla realizzazione di uno o più artistici e alberi stilizzati con materiali durevoli o biocompatibili (tipo Drago Vaia o Orso del Pradel realizzati dallo scultore Marco Martalar con materiali lignei provenienti dagli schianti degli alberi sradicati dal vento, che ricordano oltretutto i danni collegati al cambiamento del clima) da accendere a ogni Natale, validi esempi per risparmiare milioni di essenze vegetali benefiche per il Pianeta.
Solo Sua Santità può finalmente salvare la vita di un Gigante Verde di Ledro, dei miei 40 fratelli, e di altri milioni di Abeti di Natale, dando un esempio significativo e dirompente verso pratiche controproducenti e consumistiche .che offendono oggi il sentire comune.
Il Poverello di Assisi, di cui Lei ha scelto di portarne il nome, non avrebbe avuto dubbi su preferire gli Enti di Natura alle sirene della notorietà a ogni prezzo. Confidiamo in Papa Francesco. Con ogni migliore augurio a Sua Santità”.

La Busa
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