Corsi e riscorsi nella storia del cementificio di Ponte Oliveti a Sarche

Redazione22/08/20213min
cementificio di Ponte Oliveti Sarche


Chi ha seguito i circa sessant’anni di storia del Cementificio di Ponte Oliveti a Sarche, ora in mano alla Società tedesca “Haidelberg Cement Group”, potrà riscontrare il ripetersi degli eventi secondo la teoria di Giovanbattista Vico dei “Corsi e Ricorsi”. Da una parte la fondamentale difesa dell’occupazione col completo funzionamento dello stabilimento e, dall’altra, l’altrettanto forte esigenza della difesa ambientale di un territorio che, a ridosso dell’oasi mediterranea e del pittoresco lago di Toblino, rappresenta con clima, flora e fauna un’unicum in ambito provinciale.
Infatti negli anni ’60 del ‘900, durante il boom economico, la realizzazione della fabbrica era vista come il toccasana per risolvere il problema occupazionale di molti giovani che abbandonavano la terra mentre, viceversa, negli anni ’80 e ’90, col crescere della sensibilità ecologica e del rispetto ambientale, si considerava questa presenza industriale come un pugno nell’occhio per lo sviluppo economico della bassa Valle dei Laghi. Quest’ultimo atteggiamento è servito comunque, a cavallo fra il 1990 e il 2010, a porre maggiore attenzione da parte dell’allora Amministrazione comunale di Calavino all’aspetto della qualità della vita per gli abitanti di quell’area. Poi si era consentito l’utilizzo parziale (al 20%) dei fanghi dei depuratori come combustibile, mentre nel 2015 è tornato prepotentemente in primo piano l’aspetto occupazionale alle prime avvisaglie dei licenziamenti per lo spegnimento del forno e il solo funzionamento della macinazione del clinker.
Sta di fatto che nella campagna elettorale per le Comunali 2016 del neo-costituito Comune di Madruzzo la lista del sindaco Michele Bortoli, ora presidente del Bio-distretto della Valle dei Laghi, aveva assunto il forte impegno di risolvere il problema occupazionale, conseguente alla ripresa del ciclo completo della produzione cementifera.
Ora, in virtù della presa di posizione di Marco Pisoni di Pergolese, anima del Bio-distretto della Valle dei Laghi, a cui stanno dando man forte con la loro firma un migliaio di persone ed anche l’APT Garda Trentino (il nuovo ambito turistico), si è innescata nuovamente la preoccupazione ambientale per la riaccensione del forno che si cerca in tutti i modi di scongiurare, affidandosi all’unica arma possibile, ovvero quella politica a livello provinciale. Infatti la proprietà del cementificio ha tutte le carte in regola per poter riprendere il ciclo completo della produzione, potendo contare fra l’altro su una cava a portata di mano. È comunque una battaglia che va affrontata con realismo, lasciando perdere certe soluzioni alternative che lasciano il tempo che trovano.
MARIANO BOSETTI

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