Ciclovia, Calzà (PD): “Opera faraonica in un ambiente fragile. Servono prudenza, trasparenza e alternative reali”

Una lunga serie di dissesti, varianti progettuali e lavori sospesi. È questo il quadro che, secondo la consigliera provinciale Michela Calzà (Partito Democratico), sta accompagnando la realizzazione del tratto trentino della Ciclovia del Garda e il nuovo collegamento con il forte austroungarico della Tagliata del Ponale. Un’opera “impegnativa, tanto attesa quanto delicata”, su cui l’ex vicesindaca di Dro ha depositato un’interrogazione alla Giunta provinciale chiedendo chiarimenti, dati aggiornati e un confronto più serio con i territori.
“Avanza con difficoltà: ogni passo deve rispettare il versante”
«La ciclovia avanza con estrema difficoltà» spiega Calzà. «Su un versante roccioso e fragile come quello del Garda trentino ogni intervento deve essere compatibile con la sicurezza, il paesaggio e la storia del luogo. Quando si registrano frane, cedimenti e varianti continue, è necessario interrogarsi sulla bontà delle scelte in campo».
E la cronologia degli imprevisti parla da sola:
2021: un primo dissesto sulla rampa di raccordo (UF1.1) obbliga alla variante n. 2.
Maggio 2023: un movimento di roccia durante gli scavi della UF1.2 porta alle varianti n. 3 e n. 4.
Marzo 2024: una frana interessa la stessa area dell’UF1.1.
2025: si ferma lo scavo del collegamento verticale verso la Tagliata del Ponale; necessario un anno di monitoraggi.
Settembre 2025: la Direzione lavori chiede ulteriori verifiche sulla stabilità geomeccanica dell’intero ammasso roccioso.
Un susseguirsi di criticità che, scrive Calzà, «mette in luce quanto sia complesso intervenire in un ambiente che non perdona la fretta».
Il nodo della Tagliata del Ponale: varianti, sospensioni e un cavedio da monitorare per un anno
Tra i punti più controversi c’è proprio il collegamento alla fortificazione austroungarica. La soluzione attuale — uno scavo verticale di grandi dimensioni — sta mostrando limiti significativi: qualità della roccia inferiore alle attese, faglie verticali e la necessità di installare estensimetri per monitorare le deformazioni.
Uno scenario che, secondo la consigliera, rievoca un precedente importante: nei primi anni Duemila un progetto di valorizzazione della Tagliata, meno invasivo e basato sui percorsi storici esistenti, era stato sospeso per problemi di sicurezza. «Oggi — osserva Calzà — si tenta una soluzione ancora più complessa e invasiva, con risultati tutt’altro che rassicuranti».
Manutenzione e responsabilità: Riva del Garda dice no
A preoccupare gli amministratori locali non è solo la costruzione, ma anche il dopo: gestione e sicurezza nel tempo. Riva del Garda, come altri Comuni del Garda trentino, ha già deliberato di non assumersi alcuna responsabilità su un’infrastruttura che attraversa un versante friabile e difficile da monitorare.
Per Calzà, «un segnale politico forte, che non può essere ignorato».
Alternative possibili? “Guardare all’acqua, come avviene sul versante bresciano”
Sulla ciclovia “non delocalizzabile” la consigliera chiede trasparenza: perché non è stata condotta un’analisi comparativa? E perché non valutare, almeno nei tratti più critici, soluzioni meno impattanti, come collegamenti via acqua con battelli elettrici, già previsti in Lombardia?
«In un contesto così fragile — afferma — è indispensabile tenere aperte tutte le opzioni, pensando alla sicurezza prima che all’effetto scenografico».
Le richieste alla Provincia
Nell’interrogazione Calzà chiede alla Giunta, tra le altre cose:
quali indagini geologiche aggiuntive siano previste nelle unità funzionali 2 e 3;
se tempi e costi siano stati aggiornati dopo le numerose varianti;
perché alcune lavorazioni siano state avviate prima dell’approvazione formale delle varianti;
su quali basi tecniche si fondi l’impossibilità di delocalizzare il tracciato;
chi si assumerà la responsabilità delle ordinanze di chiusura in caso di pericoli.
“La ciclovia deve essere un’opportunità, non un rischio”
L’appello della consigliera è chiaro: prudenza, trasparenza e condivisione. «La ciclovia deve essere un’opportunità, non un rischio. Per questo servono valutazioni tecniche solide e un confronto vero con i territori. Solo così possiamo garantire sicurezza, sostenibilità e rispetto per un luogo unico come il Lago di Garda». (n.f.)










