Centrali idroelettriche: un Disegno di Legge protegge la “risorsa acqua” e dà valore ai territori

La Giunta provinciale ha approvato venerdì 15 febbraio il Disegno di Legge di modifica dell’attuale normativa provinciale che disciplina le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni idroelettriche. Si tratta di un patrimonio importante e strategico per il Trentino, che si concretizza in 34 centrali di produzione idroelettrica, alle quali fanno capo opere e beni che saranno trasferiti alla Provincia suddivisi in 160 opere di presa, 22 invasi, fra cui 13 grandi dighe e 9 opere minori di ritenuta, e 306 km tra canali e gallerie. Tutto questo è gestito attraverso 17 concessioni che scadranno alla fine del 2023, grazie alla proroga concordata dalla Provincia autonoma di Trento con il Governo nazionale. Il Ddl, che ora inizierà il suo iter in Consiglio provinciale, partendo dall’esame in terza commissione, definisce il quadro normativo necessario ad individuare i nuovi concessionari delle grandi derivazioni idroelettriche presenti in Trentino.
Il disegno di legge tiene conto della normativa statale in materia introdotta a dicembre 2018 dal “decreto semplificazioni”, limitatamente ad aspetti incidente sulla competenza legislativa provinciale, come, ad esempio, i criteri per la determinazione del valore dei beni da acquistare, l’individuazione di determinati requisiti di partecipazione alle gare e il procedimento unico per l’acquisizione dei titoli necessari all’esercizio delle concessioni per materie di competenza esclusiva statale. Fra gli obiettivi del ddl, anche quello di valorizzare i proventi economici derivanti dai canoni.
Le concessioni che dovranno essere assegnate in base alla disciplina contenuta nel ddl sono complessivamente 17, di cui una (Taio – S. Giustina), scaduta al 31.12.2018 e già in proroga. In scadenza è quindi circa l’82% della produzione di energia elettrica trentina per un fatturato odierno di circa 240 milioni di euro annui.
All’assegnazione delle concessioni corrisponde un sistema di canoni e somme per l’utilizzo del patrimonio del grande idroelettrico che rappresenta un’importante risorsa per i bilanci pubblici dei prossimi anni, del valore stimato di oltre 100 milioni di euro all’anno. Il disegno di legge introduce anche un canone ambientale per le derivazioni idroelettriche con potenza nominale tra i 220 kW e i 3.000 kW, che sarà destinata ai comuni o loro forme associative secondo modalità da definire nell’ambito del protocollo di finanza locale.
La possibilità di difendere e valorizzare l’utilizzo di un bene prezioso come l’acqua e la produzione di energia rinnovabile rappresenta per il nostro territorio, Provincia, Comuni, Comunità, BIM e usi civici un presidio fondamentale delle risorse economiche ed ambientali che a questo bene sono associate.