Ceniga e la chiusura del multiservizi: il grido d’allarme di “Unione Democratica”

Redazione29/09/20253min
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Il multiservizi di Ceniga è chiuso ormai da settimane. Quello che per anni è stato un punto di riferimento per la frazione droata – minimarket, luogo d’incontro, presidio di prossimità – ha chiuso i battenti all’inizio dell’estate, lasciando dietro di sé un vuoto che va ben oltre la semplice assenza di un negozio. La lista civica di opposizione “Unione democratica per l’autogoverno” si interroga sul futuro e in un post pubblico porta alla luce una problematica, molto sentita.

Una bottega, un presidio sociale

Le cosiddette “botteghe di paese” non sono solo esercizi commerciali. In realtà come Ceniga, frazione di Dro, rappresentano presidi di socialità e servizio, capaci di garantire non solo beni di prima necessità, ma anche relazioni quotidiane, scambio di informazioni, sostegno indiretto soprattutto agli anziani e a chi non può spostarsi facilmente.
La loro chiusura, avvertono in molti, rischia di alimentare una progressiva desertificazione dei piccoli centri, già provati dalla perdita di uffici postali, sportelli bancari e altri servizi essenziali.

 

 

Un paese in crescita turistica ma in perdita di servizi

Ceniga è oggi una località vivace, conosciuta per la sua posizione suggestiva e per la crescita del settore del turismo extra alberghiero. Un paradosso, dunque: mentre aumentano i visitatori e le opportunità economiche legate all’ospitalità diffusa, il paese perde un punto vendita che avrebbe potuto beneficiare proprio di questa nuova vitalità.

L’interrogativo politico

La questione, sollevata dalla lista civica di opposizione “Unione democratica per l’autogoverno”, chiama direttamente in causa l’amministrazione comunale. Dopo 100 giorni di nuovo governo, spiegano, “non può bastare la pubblicazione del bando fotocopia del precedente per affermare di aver fatto tutto il possibile”. Per il partito, appare evidente “il disinteresse verso la ricerca di soluzioni nuove, capaci di sperimentare formule alternative per garantire la riapertura del multiservizi”.
Il nodo, insomma, è politico: quanto crede il Comune nel valore sociale di questi progetti? E quali azioni concrete intende intraprendere per evitare che anche altre comunità debbano assistere alla perdita di servizi primari?

Quali prospettive?

Esperienze in altre realtà alpine e rurali mostrano che modelli innovativi – dalle cooperative di comunità alla gestione mista pubblico-privata – possono offrire risposte efficaci. Ma serve volontà politica, capacità di visione e un investimento non solo economico, ma anche culturale, sul concetto di “negozio di prossimità” come bene comune.

Per ora, a Ceniga resta un segnale d’allarme: oggi il multiservizi è chiuso, domani chissà. Una domanda che riguarda non solo una frazione, ma il futuro stesso dei piccoli paesi come luoghi vivi, abitati e connessi, e non semplici cartoline da visitare. (n.f.)