Cementificio di Sarche, interviene “Madruzzo Bene Comune”
Nell’ampio dibattito che in queste settimane anima la discussione in Valle dei Laghi sulla possibile riaccensione del forno del cementificio, ci si è scordati di un aspetto fondamentale. Ovvero che la Società del cementificio di Sarche non ha bisogno di autorizzazioni particolari per riprendere il ciclo completo della produzione cementifera, e quindi il funzionamento del forno, per la semplice ragione che la decisione della razionalizzazione del ciclo produttivo alla sola macinazione, fatta nel 2014, è stata una scelta esclusivamente aziendale in seguito al potenziamento per la produzione del klinker dello stabilimento di Rezzato.
Non si è trattato, quindi, di scelte ambientali, tant’è vero che nel corso del 2012 il comune di Calavino, sostenuto dai pareri dei servizi provinciali, si era espresso positivamente all’impiego dei fanghi essiccati dei depuratori per una quota del 20%, riducendo in tal modo l’impiego del pet-cocke nella azienda, il tradizionale combustibile fossile, considerato più inquinante.
A questo punto la questione si trasferisce sul piano della mediazione politica dall’esito incerto.
Anche la minoranza del Comune di Madruzzo “Madruzzo Bene Comune”, è voluta intervenire sullo scottante argomento: “Premesso che la trasparenza e il coinvolgimento della minoranza alle problematiche politico-amministrative del Comune di Madruzzo è una pia illusione – scrive il gruppo di minoranza – del cementificio di Sarche non se n’è mai parlato in Consiglio o in altre circostanze, nonostante le pesanti problematiche che questo investimento si è trascinato dietro da alcuni anni. Anzi, l’insediamento produttivo è stato oggetto di propaganda politica nella campagna elettorale del 2016 da parte della maggioranza del sindaco Michele Bortoli, allorché lo stesso primo cittadino, cavalcando l’onda del momento, aveva inserito nel suo programma di legislatura l’impegno e la responsabilità di evitare i licenziamenti della trentina di operai in cassa integrazione. Una conseguenza della ridotta attività con lo spegnimento del forno, sottintendendo in tal modo il sostegno per la ripresa del ciclo completo di produzione dello stabilimento. Ovviamente solo intenzioni elettorali in quanto dopo il voto tutto è proceduto senza intoppi con la conferma del licenziamento della trentina di operai. Ci preme sottolineare – conclude il comunicato del gruppo politico – che fra i punti nodali del nostro programma per le elezioni del settembre 2020 avevamo invece inserito la necessità di impostare un dialogo con la proprietà del cementificio per conoscere lo stato dell’arte, evitando ciò che sta accadendo in questi giorni. Ma il nostro ruolo di minoranza si può limitare, per il momento, alla funzione di semplici cittadini”.