Cartello minatorio al sindaco Betta su celebrazioni Bruno Galas: “Non ho paura, ma crea odio”
Alcune lettere intimidatorie dai toni chiaramente antisemiti, a pochi giorni dalla “Giornata della Memoria”, con un messaggio indirizzato al sindaco di Arco Alessandro Betta e all’assessore alla cultura Guido Trebo sono state appese in via Bruno Galas, il militare arcense Medaglia d’oro al valor militare morto il 3 gennaio 1941 in Libia, ricordato durante l’annuale cerimonia di commemorazione. La lettera è stata subito consegnata ai Carabinieri della stazione di Arco che ora sono al lavoro per risalire agli autori del gesto. E oggi il sindaco Betta, commentando l’accaduto con La Busa, mostra agli Archesi tutta la propria preoccupazione.
“Fa tanta amarezza, perché ho ricevuto minacce spesso – racconta il primo cittadino di Arco – nel 2020 mi hanno bruciato un capanno, nel 2010 mi hanno spaccato il vetro della macchina, ho ricevuto lettere minatorie. Fare il sindaco oggi è davvero dura, perché se poi diventi oggetto di minacce non vivi più”.
“Se devo essere sincero, questa lettera mi intimorisce – spiega ancora il sindaco Betta – perché ha un sapore minatorio, sono usate frase che non ho mai detto oppure il significato che gli viene dato non è quello che ho detto.”
“Devo anche dire che non ho mai paura, perché la paura uccide – sottolinea – però il sapore di quella lettera è un sapore che, se metto insieme tutti gli episodi che mi sono successi in questi anni, dovrebbe un po’ spaventarmi. Come sindaco sono stato oggetto di cose non belle. Ma oggi smentisco totalmente i contenuti di quella lettera. Soprattutto la mia vicinanza al fascismo, perché io sono profondamente legato alla Costituzione antifascista”.
“Io non sono antisemita, il 27 gennaio ho sempre partecipato alla Giornata della Memoria – sottolinea il sindaco Betta – Quando ho parlato di Israele ho sempre detto e ribadito che l’attuale aggressione è sproporzionata. La reazione di Israele non l’ho mai condivisa, l’ho sempre considerata sproporzionata. La frase che viene citata nella lettera non è nemmeno mai, oppure è stata estrapolata, se fosse mia, da un ragionamento complessivo. Questo mi preoccupa – ribadisce il primo cittadino di Arco -, perché ancora una volta mi vengono cucite parole in bocca che non ho mai detto, solo per gettarmi addosso odio. Ne ho subito abbastanza”.
Il tono di voce del sindaco Betta è fermo e risoluto. Ma traspare un velo di tristezza. “Ricordo l’episodio del vetro rotto, del capanno bruciato, delle lettere minatorie – dice – ora basta, un sindaco non può essere così massacrato. Se ci aggiungo anche i tre processi che ho subito, due già affrontati e uno prossimo, devo dire che è troppo. Devo dire la verità, che non lo farà più nessuno il sindaco se quello che devi affrontare è minacce, lettere anonime, vandalismi”.
Mi mancano pochi mesi, è vero, ma posso dire che la vita da sindaco è tremenda, per chi lo vuole fare onestamente – sottolinea ancora – quella lettera è brutta perché è un altro atto intimidatorio, che ho inviato ai carabinieri. Io non ho paura, ma queste sono forme di violenza che uno deve vivere per capire di cosa si parla”.
Preoccupazione, e tanta, soprattutto per tutte le persone care che gli stanno a fianco. “La vivo male, soprattutto guardando anche i miei affetti familiari – spiega ancora – rispetto alla mia famiglia che mi vuole bene questa lettera mi spaventa. I toni sono minacciosi. Quello che leggo in quella lettera è la chiara intenzione di creare ancora odio all’avvicinarsi del 27 gennaio, strumentalizzando parole e concetti miei, ma che non sono il mio pensare”.
“Dopo 84 anni c’è ancora così tanto odio, io ho semplicemente paragonato Galas al carrarmato Fury (leggi) americano, non a un Panzer tedesco – conclude il sindaco Betta – non vedo in Galas l’ideologo del fascismo, io posso dire che l’antifascismo è definito per legge, io sono l’uomo più vicino alla Costituzione che ci sia. Passare da fascista o gettarmi addosso questo termine è grave. Qui siamo di fronte a qualcuno che mi vuole così male oppure mi vuole fare del male. Ho vissuto anche troppi episodi di violenza da parte di persone che secondo me sono state fomentate dalla politica. Ora è il momento di dire basta”.