Carlo Modena e “La Mia Riva”, viaggio affettuoso tra i ricordi

Redazione09/12/20257min
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Ci sono libri che nascono per volontà precisa, e libri che invece prendono forma da soli, come un flusso di memoria che finalmente trova il coraggio di uscire allo scoperto. “La Mia Riva – storie e memorie, curiosità e aneddoti di un’epoca”, il primo libro di Carlo Modena, albergatore, organizzatore di eventi, uomo di comunità e memoria viva della Riva del Garda del secondo Novecento, appartiene senza dubbio alla seconda categoria.
Un libro che Modena stesso definisce, senza giri di parole, «una raccolta di ricordi, un’accozzaglia di episodi, cazzeggio e monade», ma che pagina dopo pagina diventa una dichiarazione d’amore per una città che non esiste più così com’era — e che proprio per questo vale la pena salvare attraverso le storie.

 

 

L’idea lanciata per caso, la resistenza, poi la scintilla
L’idea di scrivere un libro, racconta Modena, se l’è trovata quasi addosso. Gliela butta lì Fabio Galas, lo stesso editore che anni fa aveva convinto Aldo “Tajom” Tavernini a raccontare Torbole.
«Quando è passato in albergo con una copia del libro di Tajom mi ha detto: “Perché non ne fai uno anche tu su Riva?”. Io, ovviamente, l’ho mandato a quel paese. Lascia perdere, gli ho detto… tempo sprecato!».
E invece quell’idea, lasciata lì, attecchisce. Modena comincia a prendere appunti, a raccogliere episodi. Non un progetto strutturato: più una necessità quasi fisica di mettere per iscritto ciò che per decenni era rimasto materia da bar, da panchina, da “filò”.
Poi arriva la campagna elettorale del 2024, «quel bubbone», come la chiama lui. Un’esperienza politica intensa, divisiva, che lo costringe a fermarsi. Ma quando tutto si chiude, il materiale è lì: corposo, vivo, già mezzo libro. Nasce così La Mia Riva, senza editore, «pensato come un prodotto casalingo, artigianale, senza canoni classici».

Un libro senza inizio né fine: come i racconti veri
L’amico e studioso Augusto Bleggi, chiamato a dare un parere, lo mette in guardia:
«Non è così che si scrive un libro: manca l’inizio, manca la fine. È tutto un ammasso di ricordi, senza cronologia, senza logica».
Ma è proprio questo il punto.
Modena non voleva fare un’autobiografia. Non voleva raccontare se stesso, né i suoi incarichi, né le sue mille vite tra Comune, Azienda di Soggiorno, Palazzo dei Congressi, Virtus Altogarda o Gardascuola. Tutto quello, dice nella prefazione, richiederebbe libri a parte.
La Mia Riva è piuttosto un atto di generosità narrativa: «raccontare ciò che strappa un sorriso», fissare ricordi che rischiano di scomparire, riportare alla luce personaggi, situazioni, aneddoti che hanno fatto la città, anche se spesso non compaiono nelle storie ufficiali.

Cazzeggio come forma d’arte
Modena lo rivendica: alla base del libro c’è il “cazzeggio”, quello vero, quello elegante e intelligente che univa intere generazioni in un’epoca in cui si stava insieme naturalmente, senza filtri, senza schermi. Gli viene in mente l’albero – quello che non c’è più – e il “cantom Perini”, luoghi simbolo di una Riva che viveva di incontri casuali, chiacchiere leggere e idee che, per scherzo, diventavano iniziative vere.
Cita il compianto Sergio Molinari, il giornalista amico e compagno di infinite chiacchiere: «Varda che te tendo… se te fe monade, anca se te se me amico, mi te sbatto a nove». Una minaccia affettuosa, un rito condiviso.
«Con lui – racconta Modena – saremmo dovuti arrivare a scrivere un libro sulla Spiaggia degli Olivi e sulla dolce vita rivana. Non ci siamo arrivati, ma qualcosa provo a farlo oggi da solo».

“Non è un libro per giovani”
Lo conferma anche Cesare Guardini, professione in pensione del Maffei e giornalista, tra i primi lettori della bozza: «Questo libro lo capirà solo chi ha conosciuto certi personaggi. Ai giovani non dirà nulla». Modena sorride e annuisce. Non è un limite, anzi: è la natura stessa di questo lavoro.
«È un libro romantico», ammette. «Racconta un’epoca fatta di persone ed eventi. A qualcuno sembrerà vecchia, a qualcuno sembrerà nuova. Ma chi l’ha vissuta dentro, la riconoscerà».

Una città che si racconta attraverso le sue storie minori
I titoli dei capitoli sono un viaggio dentro la Riva del Garda del secolo scorso: Miralago, Corsa Mata, Le gimkane, La Spiaggia degli Olivi, Il boom del windsurf, La Benacense, Festival del Circo, Il Papa, Gli Arcolesi, Contrabbandieri, Fiorello a Riva, MusicaRiva, Il lago in bottiglia, La lacrimuccia di Loretta.
Una geografia affettiva, fatta di episodi che, presi singolarmente, possono sembrare “sciocchezze”: ma insieme formano una mappa sentimentale della città.

Un libro nato “fuori da tutto”
Stampato nel novembre 2025 dalla Tipografia Tonelli, La Mia Riva è edito da Altogarda Cultura in collaborazione con Cassa Rurale AltoGarda-Rovereto e Cartiere del Garda.
È una pubblicazione anomala, volutamente imperfetta, che vive della sua spontaneità.
«È nato da solo», dice Modena. «Sulle ali dei ricordi, provocati da chi aveva voglia di ascoltare certe storie. Non ho fatto nulla di speciale. Ho solo provato a non perderle».

Disponibile da oggi
La distribuzione del libro è partita il 29 novembre, in tutte le edicole di Riva del Garda.
Un libro che non pretende di essere la storia di una città, ma che riesce, con grazia e ironia, a restituire l’anima di una Riva del Garda che resiste nei ricordi, nelle parole, nella memoria condivisa di chi — come Carlo Modena — l’ha vissuta, amata e attraversata per cinquant’anni.
Nicola Filippi