Caritas di Arco, nel 2021 assistenza a 130 famiglie: “Siamo pronti per gli ucraini”
Nel pomeriggio di giovedì 3 febbraio il Centro di ascolto e solidarietà della Caritas di Arco ha illustrato all’amministrazione comunale il bilancio dell’attività svolta nel 2021. L’incontro è avvenuto nel nuovo spazio al piano terra di Villa Tabor in via Capitelli, messo a disposizione in novembre dalla Parrocchia. Per il Cedas c’erano il coordinatore Romano Turrini e Italo Santuliana, per il Comune il sindaco Alessandro Betta, e altre autorità.
Il coordinatore Turrini non ha mancato di fare cenno all’emergenza ucraina, per la quale il centro di Arco è già pronto a far fronte alle esigenze che si dovessero presentare.
Sono 130 le famiglie che per bisogni diversi nel 2021 hanno fatto regolarmente riferimento al Cedas.
Una delle attività portanti del Ceds è la raccolta e la distribuzione di viveri a lunga conservazione, quest’anno per un totale di circa 1.500 pacchi, unitamente a prodotti per la pulizia della casa e della persona. Inoltre sono state assistite circa 20 famiglie con pannolini e latte in polvere. I prodotti sono stati forniti in massima parte dal Banco Alimentare, dalle raccolte nei supermercati Coop locali e nel negozio Tigotà di Arco, ma anche dalle scuole comunali, mentre altri prodotti sono stati acquistati. Il magazzino dei vestiti ha visto un notevole incremento di attività, grazie all’impegno di tante volontarie: in occasione della distribuzione dei pacchi si allestiscono anche appendini e tavoli con vestiti e scarpe. Altre borse e vestiti sono preparati grazie al contatto telefonico con le volontarie addette a questo servizio. È continuata inoltre l’attività del magazzino mobili in via della Cinta.
Per quanto riguarda i numeri, il Cedas ha speso nel 2021 77.290 Euro, più 20.191 euro nell’ambito di InFondo Speranza. Il sostegno assicurato da Cedas è stato per bollette, anticipi e prestiti, rifiuti e acqua, bombole di gas e molto altro. In tutto 97.481 euro di uscite. Le entrate sono venute da offerte di privati e associazioni (42.584 euro), dal Comune di Arco (12.500 euro), dal rimborso di anticipi da parte di utenti, dalla Comunità Alto Garda e Ledro e altri, per un totale di 66.150 euro. A questo si aggiungono 15.140 euro arrivati dalla Diocesi di Trento nell’ambito di InFondo Speranza, per un totale di 81.290 euro di entrate.
«I nostri rapporti con i servizi sociali e con gli uffici comunali addetti alle politiche sociali continuano a essere positivi -ha spiegato Romano Turrini- e nostri rappresentanti fanno parte del Tavolo della solidarietà della Comunità Alto Garda e Ledro. Nella nuova sede di Villa Tabor abbiamo tre ampi spazi che possiamo utilizzare per il magazzino viveri, per i prodotti per la pulizia e per i vestiti ed ora la nostra attività è molto più agevole. Inoltre sei studentesse del liceo Rosmini di Rovereto, tutte residenti ad Arco, stanno svolgendo uno stage di aternanza scuola-lavoro alla Caritas di Arco e sono di grande aiuto nella gestione dei magazzini e nella preparazione dei pacchi».
«Altre situazioni ci preoccupano -ha detto Turrini- come il fatto che alla Caritas arrivino quasi settimanalmente richieste di alloggio per famiglie, più o meno numerose, in cui qualche componente lavora, ma che non trovano una casa, perché i prezzi del libero mercato sono inaccessibili e perché l’Itea non sta provvedendo a sistemare gli appartamenti sfitti, una novantina, del nostro territorio. Mancano inoltre alloggi anche minimali (stanza con bagno) per giovani stranieri regolari che hanno trovato un lavoro nella nostra zona. E manca una casa di pronto soccorso abitativo per persone che vivono ai margini della nostra comunità. L’impegno della Caritas è promuovere e sollecitare risposte da parte di enti diversi».
Fanno riferimento alla Caritas di Arco anche sei famiglie di nomadi che vivono in una situazione di grande precarietà igienico-sanitaria, con tanti bambini (alcuni dei quali frequentano regolarmente la scuola). I volontari della Caritas sono impegnati con queste famiglie in un’opera paziente di educazione, a stabilire rapporti di collaborazione trasparenti, di tutela delle donne e dei bambini, nella convinzione che, come raccomanda papa Francesco, nessuno nella nostra società debba essere essere lasciato indietro».