Arco, Ottobre all’attacco: “Panchine scomode e fuori contesto nei giardini asburgici”

Redazione25/08/20255min
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Nei giardini asburgici di Arco, polmone verde e biglietto da visita della città delle Palme, anche un dettaglio apparentemente secondario come una panchina può diventare terreno di scontro politico. È quanto sta accadendo dopo il post polemico di Mauro Ottobre, ex parlamentare, oggi consigliere comunale di opposizione ed ex candidato sindaco, che sui social ha espresso tutta la sua indignazione per le nuove sedute collocate nel parco.
Una voce critica dall’opposizione
“Abbiamo dei giardini asburgici bellissimi – scrive Ottobre – costa tanto seguire lo stile che c’era prima? Eppure, quando c’erano pochi fondi pubblici, il Comune di Arco si era fatto fare dalla storica ditta Neri la scritta e lo stemma sulle panchine. Oggi invece troviamo modelli moderni, che alcuni anziani non usano perché li ritengono scomodi. Queste panchine andrebbero bene nei parchi pubblici nuovi, non qui”.
Parole nette, che colpiscono nel segno di una sensibilità diffusa: l’attenzione degli arcensi verso i giardini non si limita all’aspetto botanico, ma riguarda anche l’atmosfera e l’eredità storica che questo luogo rappresenta.

 

 


I giardini, memoria asburgica della città
Per comprendere la polemica bisogna tornare indietro di oltre un secolo. I giardini asburgici nacquero nel pieno della stagione mitteleuropea che trasformò Arco in località di villeggiatura internazionale, frequentata da nobili e intellettuali. Palme, fiori rari e architetture in stile liberty erano il simbolo di un’eleganza che la città custodisce ancora oggi con orgoglio.
Non a caso, nel tempo, amministrazioni e associazioni hanno cercato di mantenere vivo quello spirito, anche attraverso scelte di arredo urbano capaci di richiamare la tradizione. La citazione di Ottobre sulla ditta Neri non è casuale: quelle panchine, con stemma inciso e gusto retro, erano diventate parte integrante del paesaggio arcense.
Stile o funzionalità?
La questione sollevata dall’ex parlamentare arcense non è soltanto estetica. Per alcuni cittadini, in particolare gli anziani, le nuove panchine risultano meno comode rispetto a quelle storiche. Da qui il rischio che il rinnovamento, nato con l’intenzione di migliorare, “figlio” delle scelte della precedente amministrazione di centrosinistra, finisca invece per allontanare una parte della comunità dal vivere appieno i giardini storici.
La domanda, allora, è più ampia: fino a che punto l’ammodernamento degli spazi pubblici può spingersi senza snaturare l’identità dei luoghi? È davvero necessario rinunciare alla coerenza storica per ragioni di praticità o di costi?
Un dibattito aperto
Il post di Ottobre riaccende una questione che in città riaffiora periodicamente: il rapporto tra la memoria storica e le esigenze del presente. Da un lato, il desiderio di preservare lo stile che ha reso Arco celebre in Europa come “Kurort”, città-giardino dall’impronta asburgica; dall’altro, la necessità di gestire il patrimonio pubblico con scelte sostenibili e funzionali.
Per ora resta la polemica, che rischia di diventare terreno di confronto politico più ampio tra maggioranza e opposizione. Una cosa, tuttavia, è certa: ad Arco anche una panchina non è mai solo una panchina, ma il riflesso di un’identità cittadina che affonda le radici nella sua storia e che ogni generazione è chiamata a custodire.
Nicola Filippi