Alto Garda e Ledro, lavoro stagionale e salari bassi: l’allarme del sindacato UGL

Redazione22/12/20254min
cameriere hotel


 

In un territorio a forte vocazione turistica come l’Alto Garda e Ledro, dove ristoranti, alberghi, negozi e servizi rappresentano una colonna portante dell’economia locale, il tema del lavoro torna ciclicamente al centro del dibattito pubblico. Soprattutto nei periodi di alta stagione e durante le festività, quando si parla di “carenza di personale”. Ma, secondo il Sindacato Trentino UGL, il problema non è la mancanza di lavoratori: è la qualità – e la dignità – del lavoro offerto.
Il sindacato parte dai numeri.
In Trentino un lavoratore dipendente guadagna mediamente poco più di 22.000 euro lordi all’anno, una cifra inferiore alla media nazionale, a fronte però di un costo della vita tipico del Nord Italia. Un dato che pesa in modo particolare nei settori del commercio, della ristorazione e dei servizi, comparti centrali per l’economia turistica dell’Alto Garda.
Qui il lavoro non manca, sottolinea UGL, ma è spesso concentrato nei momenti in cui gli altri si fermano: Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Ferragosto. Festività e ricorrenze che per molti significano tempo libero, ma che per chi lavora nel turismo si traducono in turni spezzati, orari serali o notturni e rinunce alla vita sociale. Il tutto, troppo spesso, senza un adeguato riconoscimento economico.

 

 

Secondo il sindacato, stipendi netti che oscillano tra i 1.200 e i 1.300 euro al mese, combinati con affitti sempre più elevati e scarsa stabilità contrattuale, non permettono una reale autonomia, soprattutto ai giovani. Da qui la presa di distanza da una narrazione diffusa, che attribuisce la difficoltà di reperire personale alla “scarsa voglia di lavorare”.
UGL invita invece a distinguere.
Non tutto il settore funziona allo stesso modo: le realtà che rispettano i contratti, pagano correttamente festività e straordinari e riconoscono il valore del lavoro, il personale riescono a trovarlo e, soprattutto, a mantenerlo durante tutto l’anno. Un segnale chiaro, secondo il sindacato, che il problema non è il turismo in sé, ma il persistere di modelli basati sul lavoro povero.
Per anni, viene evidenziato, ai lavoratori è stato chiesto di sacrificare tempo, flessibilità e disponibilità continua. Oggi, quel conto presenta il saldo. In un territorio attrattivo come l’Alto Garda e Ledro, il rischio è che l’alta qualità dell’offerta turistica non riesca più a reggersi su condizioni di lavoro percepite come ingiuste o insostenibili.
Il messaggio del sindacato è netto: senza affrontare seriamente la questione salariale, nessuna campagna di reclutamento potrà essere efficace.
Senza aumenti reali, contratti rispettati e un riconoscimento concreto del lavoro festivo, i giovani continueranno a cercare altrove opportunità di vita e di lavoro. Perché, conclude UGL, il lavoro non è volontariato, ma uno strumento fondamentale di dignità e coesione sociale, soprattutto in un territorio che del turismo ha fatto la propria forza. (n.f.)