All’Accademia Italiana della Cucina la storia del vigneto di Leonardo Da Vinci

Claudio Chiarani22/07/20203min
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La veranda dell’Hotel Du Lac et Du Parc di Riva del Garda è stata la “location” perfetta per la conviviale dell’Accademia Italiana della Cucina. I simposiarchi organizzatori Luigi Masato e Claudio Malfer hanno presentato la serata che aveva come tema “Il vitigno di Leonardo da Vinci”. Un ricco menù proposto dallo chef Marco Brink ha deliziato i palati, il professor Attilio Scienza, invece, massimo esperto di DNA della vite, ospite della serata ha deliziato i presenti con la sua illustrazione della ricerca e ritrovamento del vigneto di Leonardo da Vinci, operazione promossa dall’allora sindaca di Milano Letizia Moratti in occasione dell’Expo del 2015. Una ricerca iniziata nel 2008 quando a Milano venne assegnata l’edizione dell’Expo e che ha portato al recupero dell’antica vigna del Maestro data per metà in eredità al suo fedele servitore Batista de Vilanis (Giovanbattista Villani) che l’aveva seguito in Francia dove, com’è noto, il Maestro morì tra le braccia di Francesco I re di Francia, e per metà al figlio di Giovanni da Oppreno, padre del suo allievo Gian Giacomo Caprotti detto il Salai.
Il lavoro effettuato dal professor Scienza affiancato dalla genetista Serena Imazio ha permesso di ricostruire il DNA arrivando a determinare che il vigneto era di uva Malvasia di Candia aromatica. Il professor Scienza, autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche a tema su riviste, atti di convegni, manuali e monografie, di 23 libri legati alla cultura del vino, già direttore dell’istituto Agrario di S. Michele all’Adige dal 1985 al 1991 ha tracciato dunque la storia di un vitigno che, tornano a rivivere nell’estate del 2015 ha concesso la sua prima vendemmia nel 2018. Il vino, il poco vino prodotto viene imbottigliato nel “Caraffino” una bottiglia dalla forma “speciale” che, e non poteva essere altrimenti, disegnò Leonardo da Vinci stesso. Il ricavato viene dato in beneficienza ad una Casa di Riposo per artisti. Il menù, apprezzato dai commensali era “guarnito” da vini della cantina di Gabriele Furletti, giovanissimo enologo locale che si sta affermando sempre di più per i suoi prodotti. Un Pinot grigio Riserva Trentino Doc, un Furlet bianco dai vigneti delle Dolomiti e un Furlet Rosso IGT sempre dai vigneti delle Dolomiti.

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