ACCUSA DI CAPORALATO PER UN IMPRENDITORE DI DRO
Lavoratori sfruttati, questa in sintesi l’accusa mossa ad un imprenditore di Dro e titolare dell’omonima azienda agricola D.B., che dovrà difendersi dalle accuse davanti al giudice del Tribunale di Brescia assieme ad un cittadino di nazionalità indiana, Maninder Singh. La vicenda fu portata alla luce dagli agenti del Corpo di Polizia locale intercomunale e successivamente presa in mano dalla Guardia di Finanza di Riva del Garda. Indagini chiuse, avviso depositato e firmato dal Sostituto Procuratore Lorena Ghibaudo e data dell’udienza preliminare fissata al prossimo 28 novembre 2019 preso il tribunale di Brescia. A far emergere il tutto un controllo degli agenti di Polizia locale nel 2017 che a Riva fermavano per un controllo due mezzi con a bordo 24 persone, tutte straniere che tornavano da una giornata di lavoro nei campi. Furgoni di proprietà dell’azienda agricola: da qui l’avvio d’indagine. 5 euro all’ora la paga oraria per raccogliere uva, inferiore in altri casi per lavoratori provenienti da diversi Paesi come il Pakistan, la Nigeria o l’India. Chi si “preoccupava” di trovare la mano d’opera era l’indiano Singh, residente a Brescia il quale li “reclutava” presso il centro d’accoglienza “Pampuri” della stessa città in cui risiedeva. Di avviso diverso dall’accusa di caporalato i legali dell’imprenditore, i quali difendono l’assistito spiegando che tra i due c’era un contratto di collaborazione “a chiamata” e che in quel caso, quando i 24 furono trovati sui due furgoni era perché all’improvviso si era trovato senza lavoratori pagando all’intermediario ben 15.000 euro, cifra superiore a quanto pattuito tra l’altro dalla contrattazione collettiva. Al Giudice la sentenza dopo aver ascoltato le ragioni di parte.