Un fenomeno grave tra i giovani: il disturbo alimentare
I DCA, ovvero i disturbi del comportamento alimentare, consistono in cambiamenti della propria nutrizione e una smodata preoccupazione per il proprio fisico. Si manifestano principalmente nell’età adolescenziale e colpiscono principalmente il sesso femminile. Una ricerca seguita dall’ABA (Associazione Italiana per la cura e la prevenzione di Anoressia e Bulimia) riporta che per circa il 95,9% interessa il sesso femminile, percentuale che tuttavia sta variando poiché un numero sempre più grande di maschi inizia a soffrirne.
I comportamenti tipici di questi disturbi sono l’anoressia che induce ad una restrizione della propria alimentazione persino al digiuno, crisi bulimiche che consistono in una grande ingestione di cibo in breve tempo accompagnata dalla sensazione di non avere un controllo, vomito autoindotto, assunzione di farmaci come lassativi o diuretici al fine di diminuire il proprio peso. Vi sono alcuni pazienti che soffrono di “NAS” ovvero un disturbo alimentare sul quale non si può condurre una diagnosi completa.
Questi disturbi stravolgono la vita di chi ne soffre, portano frequentemente ad ansia anche per decisioni che all’apparenza possono sembrare semplici e banali ma che possono trasformarsi in un incubo. Spesso chi è colpito da ciò pensa al cibo anche quando non è seduto a tavola, ma anche al lavoro oppure a scuola. Sono poche le persone che chiedono direttamente aiuto, la maggior delle volte sono i genitori ad accorgersi dei disagio del proprio figlio, contattando di conseguenza un terapeuta.
Nel 2013, su richiesta del Ministro della Salute, è stato redatto un documento che descrive i principi fondamentali di questi disturbi. La APA (American Psychiatric Association) nel 2012 ha riassunto le tappe fondamentali del trattamento per i disturbi alimentari che consistono in una diagnosi e un trattamento delle complicanze mediche, aumentare la motivazione e la collaborazione al trattamento del paziente, aumentare il peso corporeo nel caso dell’anoressia, riportare un’alimentazione corretta, affrontare gli aspetti sintomatologici citati in precedenza, correggere i pensieri e migliorare l’autostima, curare i disturbi psichiatrici dovuti al disturbo, comunicare con la famiglia e evitare possibili ricadute.
I trattamenti possono essere di tipo ambulatoriale o in casi più gravi di tipo residenziale o in day-hospital. Esso va scelto in base ad alcuni criteri come età dell’individuo, tipo e durata del disturbo, situazione fisica e annesse complicanze.
Le tecniche utilizzate più frequentemente sono la riabilitazione nutrizionale, le terapie cognitivo-comportamentale, interpersonale, farmacologiche, familiari, di ricognizione cognitiva, la psicoeducazione alimentare e le psicoterapie psicoanalitiche.
(Alternanza scuola – lavoro Liceo “A.Maffei” – Enea Narcisi)