Quando in tavola c’erano i “denti de cagn”

Redazione13/02/20213min
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I nostri nonni, per lo più contadini, amavano masticare durante la bella stagione qualche rametto di assenzio, in dialetto “médech”, e chi chiedeva loro del perché rispondevano che dava loro vitalità, energia. Se gli uomini masticavano médech, le donne non perdevano occasione di raccogliere il tarassaco, in dialetto “denti de cagn”, che poi cucinavano per le povere tavole del passato. E questi esempi di economia familiare tradizionale potrebbero continuare con altre erbe, con altre piante quale l’ortica, quale la malva, per non parlare di quelle dell’ambiente montano, quali il mirtillo o il lampone. Per un lungo periodo la modernità ha fatto dimenticare, ha quasi cancellato del tutto queste pratiche contadine di raccolta.

Da qualche tempo a questa parte, però, nelle nostre case stanno ritornando proprio quelle erbe, quelle piante spontanee abbandonate. Chi frequenta i “mercati contadini” delle nostre cittadine le vede bene in mostra a beneficio di una alimentazione che vuole riscoprire natura, genuinità, bontà, salute. E la cosa che colpisce è che spesso dietro le bancarelle non c’è solo l’anziano con la sua esperienza, con le sue conoscenze, con la sua saggezza, ma anche il giovane che da quell’anziano vuole trarre motivazioni non solo di carattere economico.
È in questo contesto che è uscito nel settembre scorso il libro “Foraging Judicaria – Andar per erbe dal Garda alla Rendena” di Maria Pia Macchi, Sara Maino, Fiorenza Tisi, edito dal Centro Studi Judicaria, che si propone lo scopo innanzitutto di far riconoscere le piante spontanee eduli del territorio che va dal Garda alla Rendena e poi di raccogliere testimonianze significative da parte di coloro che quelle erbe le conoscevano e le sapevano raccogliere. Testimonianze suggestive ed emozionanti perché legate intimamente ad uno stile di vita scomparso, legato indissolubilmente all’ambiente circostante. “Noi bambini – racconta una donna di 94 anni – raccoglievamo tutte le erbe immaginabili possibili nei prati: mangiavamo le viole, le piccole violette di bosco… Quanta nostalgia ma quanto amore ci univa tutti in un solo cuore. La vita di semplicità e di pastorella in mezzo ai fiori e ai prati è così bella…”. Quando mai si vedono oggi bambini che in mezzo ad un prato o nel bosco mangiano viole o violette? Ecco allora perché questo libro va apprezzato, perché può contribuire al recupero di conoscenze e pratiche del passato più o meno lontano con il fine di un miglioramento significativo non solo dello stile alimentare, ma anche, più in generale, dello stile di vita.
Per ulteriori informazioni o per acquistare il libro contattare il Centro Studi Judicaria: [email protected]

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