Tonina: “Rivendichiamo il diritto di gestire le grandi derivazioni idroelettriche”
“L’impugnativa del Governo della Legge provinciale in materia di riassegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche non ci ha colto impreparati, considerato che finora Roma ha impugnato quasi tutte le leggi regionali emanate. Tuttavia, il Trentino è in una posizione diversa, perché l’Autonomia speciale gli attribuisce sul tema una competenza primaria. Si tratta, come noto, di una competenza che ci è molto cara, che rivendichiamo con orgoglio e che vogliamo esercitare pienamente, considerata la storia che le centrali idroelettriche hanno alle spalle, l’impatto che hanno prodotto nelle nostre valli, l’importanza che tutt’oggi rivestono per i territori interessati, per le comunità e per i delicati equilibri ambientali in gioco. Il Trentino è pienamente in grado di gestire in maniera responsabile e avveduta questa straordinaria risorsa; per questo con la nostra legge abbiamo previsto nel dettaglio i requisiti tecnici che i nuovi gestori dovranno possedere. Vogliamo avere la certezza di affidare le future concessioni a soggetti particolarmente qualificati, che offrano precise garanzie rispetto all’esigenza di tutelare gli interessi generali in gioco: economici, ambientali, sociali”: questo il commento del vicepresidente e assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina rispetto alla notizia dell’impugnativa, di fronte alla Corte costituzionale, della Legge provinciale n. 9/2020 in materia di riassegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche in scadenza.
Vediamo di inquadrare i termini della questione. La legge provinciale n. 9/2020 ha modificato la normativa precedente in attuazione di quanto previsto dall’articolo 13 dello Statuto speciale, così come sostituito dall’articolo 1 della legge 205 del dicembre 2017, che riconosce alla Provincia una competenza primaria (da esercitare “nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea e degli accordi internazionali, nonché dei principi fondamentali dell’ordinamento statale”), riguardante “le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni per grandi derivazioni
d’acqua a scopo idroelettrico”.
La Provincia, sulla base di quanto stabilito dallo Statuto, e nel rispetto dei principi europei e nazionali di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, pubblicità, tutela dell’ambiente ed efficienza energetica, ha quindi provveduto a legiferare in materia di riassegnazione delle concessioni, affrontando tra l’altro aspetti di assoluta novità, in quanto mai prima d’ora disciplinati.
Ad oggi la quasi totalità delle leggi regionali emanate nei termini (ad esempio quelle della Lombardia e del Piemonte) sono state impugnate dal Governo innanzi la Corte Costituzionale per molti degli aspetti che contengono, riguardanti per lo più, a questioni legate alla tutela della concorrenza. Anche la legge provinciale, seppur molto complessa e dettagliata, è stata censurata per la lesione di questo principio, ma solo su poche e marginali questioni.
Le censure si riferiscono in particolare alla mancata previsione del coinvolgimento dello Stato nelle procedure di selezione degli operatori e ad alcuni dei requisiti opzionali per la partecipazione alle procedure di gara, giudicati eccessivamente dettagliati e non proporzionati.
La Provincia autonoma ribadisce che il grado di dettaglio dei requisiti tecnici è nato dall’esigenza di tutelare l’interesse generale collegato alla necessità di affidare le future concessioni a soggetti particolarmente qualificati e capaci. Questo perché il nuovo concessionario dovrà essere in grado di gestire, in ogni evenienza e quindi anche in regime non produttivo, opere complesse ed eterogenee di proprietà della Provincia, con un forte impatto sull’ambiente e sul territorio, nonché di realizzare investimenti sulle medesime opere con un elevato standard di qualità. Il vincitore della gara, infatti, sarà tenuto da subito non solo a garantire la produzione idroelettrica ma anche a presidiare gli impianti, prestando anche servizi a favore di alcune altre utenze idriche (ad esempio quale irrigue e per innevamento) e, nel contempo, la sicurezza degli stessi, del territorio e delle popolazioni a valle, anche intervenendo con manutenzioni immediate, considerato il fatto che si tratta di impianti che trattano ingenti volumi d’acqua.