Infermiere di famiglia: primo incontro per definirne il ruolo

Redazione01/10/20202min
incontro infermiere di famiglia

Valorizzare la nuova figura dell’infermiere di famiglia/comunità, mettendola in coordinamento con tutte le altre professioni e in particolare con il medico di medicina generale, lavorare sull’appropriatezza della professione dell’infermiere, un ruolo chiave all’interno del sistema sanitario ancor più in questo peculiare periodo storico dominato dalla pandemia, e infine individuare alcune progettualità sulle quali l’infermiere possa lavorare per agevolare alcuni settori.


È stato su queste tematiche che si è tenuto il primo incontro del Tavolo di lavoro che ha visto coinvolti l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, con il dirigente generale del Dipartimento Giancarlo Ruscitti, il direttore generale facente funzioni dell’Azienda sanitaria Pier Paolo Benetollo con il direttore del Dipartimento di prevenzione Antonio Ferro e il presidente dell’Ordine Professioni Infermieristiche di Trento Daniel Pedrotti.

L’incontro ha preso le mosse dal Piano di potenziamento e riorganizzazione della rete assistenziale territoriale della Provincia, uno strumento che vede un impegno di spesa annuo stimato in oltre 13 milioni di euro, approvato alcuni giorni fa dall’esecutivo provinciale. Proprio il Piano prevede l’assunzione a tempo indeterminato di una sessantina di figure fra infermieri, medici e altro personale, nonché assunzioni a tempo determinato, per implementare il sistema di accertamento diagnostico, di monitoraggio e sorveglianza non solo della circolazione del virus, ma anche dei casi confermati e dei loro contatti. Fondamentale in tal senso risulta la figura dell’infermiere di famiglia, che avrà il compito di supportare l’assistenza domiciliare e di diventare progressivamente uno dei referenti della comunità dove è chiamato ad operare.
A margine dell’incontro si è infine valutato anche la possibilità di coinvolgere, più in generale, la professione infermieristica per effettuare i test antigenici rapidi, su soggetti sintomatici in particolare in età scolare, che consentono di dare risposte estremamente veloci sulla positività o meno al Covid-19.

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