Nasce la Rete riabilitativa provinciale
Passare da una gestione episodica della riabilitazione a una presa in carico individualizzata del paziente, in un’ottica di appropriatezza delle cure erogate. Punta a questo la Rete riabilitativa provinciale, istituita oggi da tre distinte deliberazioni presentate dall’assessore alla salute e politiche sociali, Luca Zeni.
Tre i cardini della riforma, perché di questo si tratta, del comparto della riabilitazione in Trentino: la Rete appunto, fra le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate, la creazione di strutture sanitarie intermedie con posti letto riservati a pazienti che non possono ancora essere dimessi o accedere alla riabilitazione -, e qui partirà un progetto sperimentale con 20 posti letto presso l’Apsp Beato de Tshiderer -, il ruolo centrale di Villa Rosa come struttura destinata alla riabilitazione intensiva ad alta specializzazione e la conferma del mandato riabilitativo dell’ospedale di Rovereto.
Per mettere a punto il sistema e costruire una rete in grado di “comunicare”, essenziale sarà la dotazione informatica, con la creazione di un registro unico provinciale delle attività riabilitative nel quale vengano condivisi dati, informazioni e strumenti: a tal fine la deliberazione approvata oggi mette a disposizione dell’Apss 100.000 euro come infrastrutturazione informatica. Stop infine alla “fuga” dei pazienti fuori dalla provincia, con ulteriori risorse messe a disposizione per le strutture private accreditate, alle quali la Giunta ha dato mandato di attivarsi per recuperare la mobilità passiva.
“Oggi – spiega l’assessore Luca Zeni – stabiliamo un ruolo preciso per tutte le strutture coinvolte nel percorso riabilitativo ma, soprattutto, abbiamo iniziato a costruire una rete che fa dialogare ospedali, case di cura private, Rsa, strutture territoriali pubbliche e private, un percorso che è stato reso possibile grazie a un lungo confronto con tutti i soggetti coinvolti”. Quattro sono stati, infatti, gli incontri del Tavolo di confronto fra Assessorato, Azienda sanitaria e strutture coinvolte, a questi si è aggiunta anche la presentazione al Consiglio sanitario provinciale. “La logica che ci guida è quella dell’appropriatezza – prosegue Zeni – ovvero promuovere la qualità dell’assistenza e della sicurezza delle cure in modo adeguato al fabbisogno individuale che verrà delineato nel Progetti Individualizzato (PI), anche attraverso l’implementazione di forme alternative al ricovero ospedaliero, proprio per offrire ai pazienti la giusta cura per il loro quadro clinico”. Cruciale, in tal senso, il livello di “cure intermedie” proposto, ovvero una modalità di assistenza delle persone in specifiche situazioni di complessità: “Non si tratta – spiega ancora l’assessore – di costruire nuovi luoghi di cura, quando piuttosto di individuare possibili soluzioni all’interno di strutture esistenti come le Rsa o gli stessi ospedali”.
“Gli atti che la Giunta provinciale ha approvato oggi – commenta il direttore generale dell’Apss Paolo Bordon – sono funzionali a creare una rete riabilitativa sul territorio provinciale indispensabile per affrontare i temi delle acuzie, ma anche, e soprattutto, della cronicità. In particolar modo è prevista, e questa è una novità per il servizio sanitario provinciale trentino, la creazione di posti letto di strutture intermedie a gestione territoriale, che daranno un servizio nuovo e aggiuntivo ai nostri cittadini e si frapporranno tra l’offerta ospedaliera per acuti e i luoghi di residenza dei cittadini stessi”.