Mattoni e corde nel Garda dopo le regate: “Serve un team per la posa delle boe ed il recupero dei pesi”
In merito alla recente denuncia della Forestale per il mancato recupero dei “corpi morti” (i pesi che tengono ancorate le boe durante le regate veliche) da parte degli addetti del Circolo Vela Torbole, prende posizione l’esperto Domenico Tavernini: istruttore di vela, patente nautica in mano, posatore di boe e nostromo molto conosciuto nell’ambiente lacustre.
“Ricorderete – esordisce Tavernini – l’utilizzo del ROV subacqueo quando si cercava un disperso? Il mezzo di ricerca s’impigliò al largo di Villa Tempesta nelle funi attaccate ai mattoni in fondo al lago. Da sempre i pesi delle boe si gettano nel lago, non nascondiamoci davanti al problema. All’inizio addirittura si utilizzavano fettucce, poi corde in polipropilene e solamente da qualche decennio una fibra di agave biodegradabile in “sisal” che, però, presenta un altro problema (che nessuno dice). È molto appetita dai ratti e per questo è impregnata di topicida, figuratevi quando la si immerge in acqua…
È ora che si prenda finalmente coscienza della tutela del lago – prosegue Tavernini – Sapete quanti corpi morti servono per tenere ferma la barca giuria ormeggiata in acqua a 250 metri mediamente dal fondo che deve star ferma e contrastare il moto ondoso? Otto mattoni per un costo medio di 10 euro l’uno. Poi ciascuna boa richiede un altro mattone e, fatti i conti, una regata costa per gli ancoraggi mediamente 150/200 euro”.
E allora che si può fare?
“Serve una barca idonea alla posa e recupero – consiglia l’esperto – il cui costo non supera, a mio avviso, ventimila euro. Motore elettrico, pannelli fotovoltaici per la ricarica e un verricello per il recupero dei corpi morti da farsi l’indomani della regata. Per questo basterebbe una persona, massimo due da stipendiare perché sul Garda si regata o ci si allena tutto l’anno”. Tavernini, inoltre, propone l’istituzione di una sorta di agenzia composta da un pool di professionisti della vela, che si occupi della posa e del recupero delle boe, ma anche di intervenire in caso di barche in difficoltà sul lago. “Perché – prosegue – non ci sono professionisti in grado di sapere come si rimette in assetto, ad esempio, un catamarano che si è rovesciato”.
Infine, le boe elettriche: “Dico No al loro utilizzo: secondo me sono costose, imprecise e rischiose. Il segnale GPS che le comanda non è attendibile al 100% e costringe la boa a muoversi continuamente per stare sul posto. La boa non deve muoversi, le barche la devono trovare sempre nello stesso punto. Le eliche che le comandano possono inoltre essere pericolose se al giro di boa gli cadessero vicino dei regatanti. Sono contrario al loro utilizzo in modo assoluto”.
La denuncia Penale arrivata al Circolo vela Torbole, dunque, avrebbe il “merito” di dare una svolta sostenibile per le acque Garda trentino, visto che il fondo è ricoperto di mattoni grezzi e nelle sue acque sono in sospensione chilometri di corde in polipropilene rilasciati durante mezzo secolo di attività velica.