Schiuma ed insetti nelle acque di laghi e fiumi: spesso sono un fenomeno naturale

Le cause sono davvero le più diverse e spaziano dagli insetti acquatici alle alghe del fondo, fino a funghi associati a foglie in decomposizione, ma il fenomeno non potrebbe essere dei più naturali: stiamo parlando delle schiume nelle acque superficiali, eventi che il più delle volte sono da ricondurre ad origini naturali.
Soprattutto in certi periodi dell’anno, come appunto l’imminente primavera o in seguito a forte pioggia o vento, lungo i corsi d’acqua è frequente notare la formazione di schiume, dovute a sostanze tensioattive naturali ovvero proteine, saponine naturali, polisaccaridi e sostanze oleose. Solo in alcuni casi la formazione di schiume avviene per cause antropiche, ossia legate all’attività dell’uomo che alterano la naturalità degli ambienti acquatici.
A segnalare questo fenomeno è Appa – l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente che tiene costantemente monitorata la qualità dell’acqua dei nostri torrenti, fiumi, laghi ed acque sotterranee con un’attività quotidiana di monitoraggio. Attenzione quindi ai facili allarmismi, anche se è bene segnalare ogni anomalia; tutte le informazioni su schiume e colorazioni si possono consultare sul sito di Appa, al seguente link: http://www.appa.provincia.tn.it/acqua/Acque_anomalie/
Il Sarca è uno dei “monitorati” di Appa: diversi sono gli episodi di schiume naturali sul corso del fiume, uno degli ultimi in ordine cronologico è stato lo scorso mese di gennaio ad Arco, che ha visto l’intervento dei locali Vigili del Fuoco che hanno arginato le copiose schiume con una “diga” provvisoria. Anche in questo caso il fenomeno è dovuto a cause naturali, ovvero diatomee e funghi e muffe ambientali, nonché insetti. In particolare nel campione di schiuma del Sarca erano ben evidenti sia le gocciole di olio prodotto dalle tante diatomee presenti in acqua in quel periodo, in grado appunto di originare chiazze oleose o schiume, sia i resti dei numerosi Chironomidi, ad alto “potere schiumogeno” a causa della loro natura polisaccaridica.
Appa può contare su una complessa rete di punti di monitoraggio, dislocati su tutto il territorio trentino: nel dettaglio vengono controllati periodicamente i laghi con superficie maggiore di 0,5 chilometri quadrati – nove in tutto ovvero Caldonazzo, Ledro, Levico, Cavedine, Santa Giustina, Toblino, Garda, Molveno e Serraia – nonché i corsi d’acqua con bacino idrografico maggiore di 10 chilometri quadrati, 185 sui 412 corpi idrici complessivi, ossia tratti di corsi d’acqua omogenei per caratteristiche fisiche e tipo di pressione. In base a un programma della durata di sei anni si eseguono analisi chimiche e sulle componenti biologiche vengono effettuate indagini particolareggiate. Il monitoraggio operativo vero e proprio si affianca poi all’attività di sorveglianza e di indagine, nonché ai controlli che Appa, insieme al Corpo Forestale della Provincia autonoma di Trento, effettua su segnalazioni o anomalie.