Consegnata l’Aquila di San Venceslao a Valerio Costa

Redazione08/09/20183min
valerio-costa-aquila-san-venceslao_imagefullwide

Pioniere della lotta alle tossicodipendenze in Trentino ed esperto di disagio giovanile, Valerio Costa è stato insignito del sigillo dell’Aquila di San Venceslao, la più alta onorificenza provinciale. La cerimonia si è svolta questo pomeriggio nella sede della Comunità terapeutica di Camparta a Vigo Meano. Valerio Costa è stato insignito – recita la pergamena consegnata dall’assessore alla salute, politiche sociali e sport – “per il ruolo di rilievo che ha avuto nella cura e nel recupero delle persone affette da dipendenza da sostanze, rendendo così un importante e prezioso servizio a favore della Provincia autonoma di Trento e della cittadinanza trentina”.
Nel consegnare il sigillo e la pergamena, è stata ricordata la grande sensibilità sociale, l’impegno e la lungimiranza di Valerio Costa, doti che l’hanno contraddistinto nei suoi quasi 50 anni di lavoro nell’ambito delle dipendenze, permettendogli di accogliere le sofferenze e donare la speranza di un futuro. A nome dell’amministrazione provinciale l’assessore ha ringraziato Costa per la capacità di farsi promotore di un cambiamento culturale nei confronti del problema delle dipendenze. Un pensiero infine allo spirito della comunità terapeutica di Camparta, dove non vengono “presi in carico dei malati” ma “si interagisce con delle persone uniche e irripetibili, anche nella loro fragilità”.
Valerio Costa, fino al 2017 direttore del Centro antidroga di Trento e delle sue comunità terapeutiche per la cura delle dipendenze patologiche, ha ringraziato la Provincia autonoma di Trento, sia come istituzione, sia come comunità, fatta di persone e di tanti giovani, che ha invitato ad essere “protagonisti della propria autonomia personale per poi guardare all’autonomia istituzionale”. Visibilmente commosso nel ricevere l’onorificenza Valerio Costa ha voluto ripercorrere gli anni di impegno e duro lavoro nella lotta alle droghe e alle dipendenze, ritornando con la memoria ai primi passi del Centro antidroga nel lontano 1974, “due stanze all’oratorio di San Pietro a Trento, senza targhetta e senza troppa visibilità, perché allora la legislazione, fortemente criminalizzante l’uso di qualsiasi sostanza illecita, imponeva ai medici l’obbligo di denuncia con il conseguente mandato di arresto e carcerazione”. Costa ha voluto ricordare tutti i compagni di viaggio di questi 50 anni, con “un pensiero speciale a chi ha saputo vincere la battaglia contro le dipendenze e a chi non ce l’ha fatta ma ha combattuto per ritrovare la libertà”.