Maso Canova, l’avvelenamento degli asinelli sconvolge la comunità

Redazione02/12/20256min
ASINELLI MASO CANOVA


 

Una ferita profonda attraversa in queste ore la comunità che ruota attorno alla Fattoria Didattica e Azienda Agricola Bio Maso Canova a Monte Terlago nel comune di Vallelaghi. Due asinelli – “orecchie lunghe e anime infinitamente belle”, come li definisce la titolare Stefania – sono stati avvelenati da ignoti. Un gesto crudele, che nemmeno l’intervento tempestivo del veterinario è riuscito a contrastare.
Il dolore è forte, e lo si coglie nelle parole spezzate che Stefania ha affidato ai social per raccontare la tragedia: smarrimento, paura, rabbia. E una domanda che torna dolorosamente, senza risposta: “Cosa può portare un essere a compiere un gesto così ignobile?”
Accanto a lei, immediatamente, si è schierato Alessandro Marsilli, naturalista, coordinatore di progetti di valorizzazione paesaggistica, attivo da anni nelle scuole con percorsi di educazione ambientale, socio titolare di Albatros S.r.l. e animatore di iniziative come “Io non ho paura del lupo”. Con un lungo post, Marsilli rilancia l’appello di Stefania e denuncia un atto che definisce “vile e pericoloso”, sottolineando la gravità di quanto accaduto non solo per la fattoria, ma per l’intero territorio.

 

 

“Un colpo al cuore della coesistenza”: il commento di Marsilli
«Condivido con dolore e rabbia la tragedia che ha colpito la mia amica Stefania», scrive Marsilli, ricordando una collaborazione di anni nel campo dell’educazione ambientale e della valorizzazione del territorio. Progetti, i loro, che hanno coinvolto bambini, scuole, famiglie, promuovendo una relazione di rispetto tra uomo, animali e ambiente.
Per Marsilli, l’avvelenamento è un attacco non solo a due animali innocenti, ma ai valori che Maso Canova porta avanti: agricoltura etica, coesistenza con la fauna, rispetto del bosco, educazione in natura, benessere animale.
Valori che da tempo lui stesso promuove parallelamente nei suoi percorsi scolastici, nei progetti di formazione e nelle attività di sensibilizzazione che lo vedono protagonista in Trentino.
«È questo il Trentino che vogliamo?» chiede con amarezza. «Non possiamo perdonare un gesto così meschino, cattivo e ignorante. La comunità non è indifferente».

Il dolore di Stefania: tra dubbi, paura e il rischio di chiudere
Le parole della titolare della fattoria sono un flusso di emozioni sincere: la fatica di chi lavora quasi venti ore al giorno, senza contributi e senza aiuti; il desiderio di costruire un luogo aperto, accogliente, educativo; la domanda, quasi incredula, se qualcuno possa avercela con lei per ciò che Maso Canova rappresenta.
Nelle sue righe emergono timori concreti: l’incolumità personale messa a rischio, la sensazione di non essere desiderata nel territorio, perfino la possibilità – mai considerata prima – di dover chiudere la fattoria didattica.
«Non posso pensare di vivere e lavorare in un posto dove non mi vogliono» scrive. Ma allo stesso tempo confessa di non riuscire a spegnere quella “fiammella di fuoco” che la spinge a lottare, da sempre, per ciò che ritiene giusto.

Un presidio educativo e agricolo per tutto il territorio
Maso Canova, negli anni, è diventato molto più che un’azienda agricola: un luogo di formazione, un punto di riferimento per scuole e famiglie, un laboratorio informale dove bambini e ragazzi imparano il rapporto con la natura, con gli animali, con il bosco.
È anche un esempio di agricoltura sostenibile, di allevamento rispettoso, di convivenza con la fauna selvatica.
Un percorso che si intreccia con le attività di Marsilli e di realtà come il Gruppo Ursa Trentino, il Distretto Famiglia e progetti dedicati alla coesistenza tra uomo e natura.
Strade che convergono, in un territorio che da anni investe su educazione ambientale, ricerca e sensibilizzazione.
Per questo, il gesto subito da Stefania risuona come un attacco all’intera visione di comunità che queste realtà rappresentano.

Una comunità chiamata a reagire
La reazione sui social è già forte: messaggi di solidarietà, parole di conforto, offerte di aiuto. Marsilli invita a fare rete, a condividere, a non lasciar passare sotto silenzio l’accaduto.
«Chi ha compiuto questo gesto deve sapere che la comunità non è indifferente» scrive. Ed è probabilmente da qui che ripartirà la riflessione collettiva: dalla necessità di difendere non solo una fattoria, ma il modello culturale ed educativo che essa incarna.

Il futuro di Maso Canova
Sono giorni difficili per Stefania, chiamata a decidere se proseguire nonostante la paura.
La sua storia – come il lavoro di Marsilli e di tante realtà locali – ricorda però quanto sia fragile e preziosa la rete di esperienze che, silenziosamente, costruiscono un territorio più sostenibile.
Il caso di Maso Canova non è solo cronaca: è un campanello d’allarme, un’occasione per interrogarsi sulla qualità delle relazioni, sul rispetto per chi investe tempo e vita per offrire alla comunità un modello alternativo di convivenza.
E forse anche un appello a non lasciare sola chi, oggi più che mai, rischia di spegnere quella fiammella che per anni ha acceso speranza, educazione e futuro.
Nicola Filippi