Augusto Tamburini: “Turismo insostenibile, il Garda paga il prezzo di cementificazione e affollamento”

Redazione18/09/20255min
20200912_DSC0580 ARCO MARCIA DELLE CARROZZINE PROTESTA AUGUSTO TAMBURINI

 

È un grido d’allarme che non si può più ignorare quello lanciato dal professor Augusto Tamburini di Arco, ex insegnante di storia e filosofia al liceo Maffei di Riva, oggi voce critica del panorama locale dell’Alto Garda e del Trentino, noto nel territorio per diverse battaglie civili, specialmente legate ai diritti dei disabili, all’accessibilità, all’abbattimento delle barriere architettoniche, condiviso sulla pagina della sindaca di Arco Arianna Fiorio. Tema centrale: l’eccesso di turismo che ogni anno investe le tre sponde del Garda e, in modo sempre più evidente, l’Alto Garda e Ledro. Una pressione che, da ricchezza, rischia di trasformarsi in limite.

 

 

“Un problema ormai sotto gli occhi di tutti”

Scrive Tamburini: “Ormai è noto a tutti che i centri abitati lungo le sponde del lago di Garda soffrono di un eccessivo affollamento turistico, che si condensa da Pasqua a ottobre inoltrato, diventando la nuova alta stagione. Pare che lo scorso anno, in quel periodo, siano transitati circa 25 milioni di ospiti.”

Un dato che impressiona e che rende ancora più evidente la sproporzione tra la capacità ricettiva del territorio e i servizi di base: viabilità, trasporti pubblici, disponibilità di case.

Famiglie e lavoratori in difficoltà

Il rovescio della medaglia è pesante. Se da un lato gli operatori economici sorridono alle spiagge e agli hotel pieni, dall’altro cresce il disagio delle famiglie e dei lavoratori che non trovano più appartamenti accessibili. Una casa in affitto annuale è diventata merce rara nell’Alto Garda, dove gran parte del patrimonio immobiliare è destinato a seconde case o a locazioni turistiche brevi.

Non solo un problema abitativo: la carenza di alloggi rischia di compromettere anche i servizi essenziali, perché sempre più lavoratori stagionali e residenti faticano a rimanere in zona.

 

 

Cementificazione e consumo di suolo

Tamburini sottolinea anche un altro nodo cruciale: l’impatto urbanistico. In meno di vent’anni, lungo le sponde del Garda bresciano sono stati consumati 276 ettari di suolo, con punte del +6,5% in alcuni comuni come Desenzano e Lonato. E se la Bassa bresciana cresce, anche il Basso Sarca non è da meno: “Sono anni che gli osservatori più attenti denunciano l’eccessiva edificazione e cementificazione, che si somma ai problemi idrogeologici”.

Le cronache recenti lo dimostrano: basti pensare alla frana di Salò, che ha paralizzato la gardesana per giorni, evidenziando quanto fragile sia il sistema viario di fronte a un traffico ormai fuori controllo.

Il nodo trasporti: un sistema al collasso

I serpentoni di auto che invadono la Busa nei weekend d’estate sono diventati un’immagine consueta. Ma dietro le code ci sono inefficienze strutturali: il trasporto pubblico è insufficiente, le piste ciclabili crescono ma senza coordinamento, la motorizzazione individuale domina. Lo confermano anche i dati dell’Osservatorio sul Turismo del Garda e dell’Università Cattolica: tra i visitatori, i livelli più bassi di soddisfazione riguardano proprio la mobilità collettiva.

Turismo sostenibile o turismo insostenibile?

“Il territorio del Garda è ormai oltre la saturazione”, scrive Tamburini. Parole dure, che però trovano eco anche nelle analisi di Legambiente, da anni impegnata a denunciare l’insostenibilità di un modello turistico basato solo sulla quantità.

La vera sfida, oggi, è quella di un equilibrio: mantenere alto il livello di attrattività internazionale del Garda senza sacrificare la qualità della vita dei residenti. Perché un turismo che rende impossibile abitare e lavorare nei luoghi che vuole visitare non può reggere a lungo.

Un futuro da costruire insieme

Il contributo di Tamburini apre uno spazio di dibattito che non riguarda soltanto sindaci e operatori turistici, ma tutta la comunità gardesana. Serve una nuova visione, che metta al centro pianificazione urbanistica, mobilità sostenibile e tutela ambientale.

Come ricorda lo stesso professore, la bellezza della Busa e del Garda è un “unicum da salvaguardare”. Ma salvaguardare significa scegliere: tra un modello che consuma e congestiona, e un futuro che preservi la vivibilità, la natura e le opportunità per chi qui vuole non solo passare, ma vivere. (n.f.)