“28 giugno” a Nago, la nipote del martire Meroni: “Dimenticare la Resistenza è distorcere la nostra storia”

In merito alla recente commemorazione dei Martiri del 28 Giugno a Nago (leggi), è arrivata in redazione una riflessione forte e accorata che si accoda allo strascico polemico sollevato da ANPI sulla mancata esecuzione del brano “Bella Ciao” (leggi). A scriverla è Giulia Meroni, nipote di uno dei giovani partigiani uccisi in quel tragico giorno del 1944. Nelle sue parole c’è amarezza, ma anche la determinazione a difendere la memoria storica della Resistenza e il sacrificio di chi ha dato la vita per la libertà.
Pubblichiamo integralmente la sua lettera:
“Scrivo in merito alla Commemorazione dei Martiri del 28 giugno svoltasi sabato scorso nel comune di Nago – Torbole. Enrico Meroni, fratello di mio padre Luciano, studente del liceo ‘Andrea Maffei’, venne arrestato, torturato e ucciso a soli 18 anni, proprio in quella tragica mattina del XXVIII giugno del 1944.
Da anni partecipo alle commemorazioni di quel tragico evento, come familiare e come semplice cittadina, convinta che ricordare la loro voglia di libertà e il coraggio della scelta di quei Martiri sia ancora importante. Ero presente, quindi, alla manifestazione organizzata a Nago ma, con rammarico, ho dovuto constatare che se ne è perso di vista il vero significato.
Tra fanfare di bersaglieri, esecuzioni di brani del Risorgimento e della Prima Guerra Mondiale, i Martiri del 28 giugno non sono stati ricordati per quello che erano: Partigiani, trucidati ferocemente nelle loro case, sulla strada, nella sede della Gestapo, perché si opponevano al regime nazi-fascista.
Questa è la storia dei Martiri del 28 giugno, la nostra storia, la storia che va raccontata e ricordata ai giovani.
Commemorarli vuol dire fare memoria e rendere viva la Resistenza, contro i soprusi di allora e quelli di oggi. Dimenticarsi di questo, evitando persino di suonare e far cantare ‘Bella Ciao’, canzone simbolo di quella lotta, rappresenta un tentativo di distorcere la storia, la nostra storia. La memoria di eventi così tragici e dolorosi appartiene alle nostre comunità e ricordarli deve diventare stimolo per ciascuno di noi ad essere cittadini liberi e consapevoli”.
Un richiamo chiaro e diretto a non piegare la memoria alla retorica o all’oblio. Perché, come ricorda Giulia Meroni, la libertà si difende anche con la verità storica.