Hotel Arco: la nuova sindaca pronta a chiedere lo stop

Nicola Filippi20/06/20254min
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Il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex Hotel Arco in località Mogno sembrava ormai a un passo dalla meta. Ma ora la neoeletta sindaca Arianna Fiorio annuncia un cambio di rotta: la nuova amministrazione, insediata da poche settimane, è pronta a chiedere il ritiro del piano.

Una decisione che scuote le acque attorno a uno dei progetti urbanistici più controversi degli ultimi anni. La variante al Piano regolatore, approvata a fine dicembre 2023 dal consiglio comunale (allora a maggioranza Pd), è attualmente in attesa dell’approvazione definitiva da parte della Provincia di Trento. Ma la nuova giunta – espressione della lista Arco che Vorrei, cresciuta attorno a un forte impegno ambientalista e civico – non ci sta.

Una lunga opposizione, ora diventata governo
«Chiederemo formalmente alla Provincia la sospensione della pratica», ha dichiarato alla stampa la sindaca Fiorio, che insieme alla consigliera Chiara Parisi si era già espressa in passato contro il progetto, allora dai banchi della minoranza. «Non è un diritto dei privati edificare su quei terreni – ribadisce Parisi – perché il Piano regolatore li indicava come area verde». E Fiorio rincara: «Quel piano è nato da un’iniziativa privata, non da un interesse pubblico evidente. Fin dall’inizio abbiamo rilevato un forte squilibrio a favore degli interessi privati».

A essere sotto la lente è la proposta della società Arco.RE S.r.l., che fa capo a Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti, entrambi coinvolti – come l’ex sindaco Alessandro Betta – nell’inchiesta “politica e affari” condotta dalla procura. Un contesto delicato, che ora rischia di compromettere la sorte di un investimento stimato tra i 12 e i 20 milioni di euro.

 

 

Un progetto ambizioso, ma divisivo
Il piano urbanistico prevede la demolizione dell’ex hotel fatiscente, la costruzione di un nuovo albergo sport-lifestyle, tre palazzine residenziali (con una quota del 30% destinata a prima casa), un bistrot, spazi commerciali e, soprattutto, un grande parco pubblico attrezzato.

Un progetto architettonico curato da nomi autorevoli – lo studio Krej, architetto Brunella Avi – pensato per riqualificare un’area da oltre un ettaro a ridosso del centro di Arco. Il parco, in particolare, dovrebbe estendersi su circa 5.000 m², dotato di giochi, percorsi ciclopedonali, una parete da arrampicata e officina per bici.

Stop (forse) in vista: cosa succede ora?
Ora, con la richiesta ufficiale della giunta Fiorio, il futuro dell’intervento è appeso a un filo. La Provincia avrà l’ultima parola, ma l’esempio recente della vicina Riva del Garda – dove la Provincia ha respinto una variante per l’area Cattoi – pesa come precedente.

Nel frattempo, l’area di Mogno resta com’è: in stato di abbandono e degrado, a due passi dal centro. Ma il dibattito che si è riacceso non è solo tecnico o procedurale: tocca il modello di sviluppo urbano, la relazione tra pubblico e privato, tra ambiente e costruzione, tra memoria e futuro.

Una sfida simbolica per la nuova giunta
La questione dell’Hotel Arco non è una pratica qualunque: è un simbolo. Lo è per la maggioranza che ora governa Arco, nata anche in risposta a episodi come la trasformazione del complesso dell’ex Argentina, che lasciò il segno nella coscienza urbanistica locale. E lo è per un’intera comunità, che si interroga oggi su quale futuro immaginare per il proprio territorio.

Sospendere non significa necessariamente cancellare. Ma il messaggio della nuova sindaca è chiaro: prima viene l’interesse pubblico, poi tutto il resto. A Trento ora la scelta finale.