Uso smartphone a scuola, in Trentino si pensa ad un regolamento

Redazione07/06/20253min
giovani telefono social 6


 

Audizioni in Quinta commissione sul Disegno di Legge 36 di Vanessa Masè (La Civica) che riguarda i rischi che bambini e minori corrono utilizzando smartphone e computer. L’articolo 5 del Ddl modifica la legge sulla scuola e contiene anche il divieto all’uso dei dispositivi elettronici a scuola alle elementari e alle medie.
La consigliera della Civica ha detto di essere consapevole che applicare un divieto di questo tipo è complesso, ma in questa direzione è andato il ministro Valditara e gran parte dei ministri all’istruzione dell’Unione Europea.
“Ciò che ha raccontato in audizione la Polizia Postale sui rischi che corrono i nostri ragazzi – ha affermato Masé – fa accapponare la pelle e ci hanno ringraziati perché ogni limite è il benvenuto”.

 

L’assessora all’istruzione Francesca Gerosa ha detto di essere ancora più convinta che non è ponendo divieti che si risolve il problema: “Sia chiaro sono pienamente contraria al fatto che i ragazzi giochino o stiano sui social durante le lezioni, l’uso dei telefonini va regolamentato, vanno poste delle regole. Altra cosa è inserire in una legge un divieto”.
Insomma, per l’assessora si deve giocare la carta dei regolamenti scolastici che vanno valorizzati, resi autorevoli e fatti rispettare anche attraverso sanzioni. “Se noi facciamo passare l’idea che i regolamenti non hanno peso, togliendo potere ai regolamenti togliamo anche autorevolezza alle scuole. Quindi sì alla regolamentazione dei telefonini a scuola, no al divieto”. Su questo Gerosa ha annunciato un emendamento, mentre un altro riguarda la fascia d’età: il Ddl si rivolge ai bambini fino ai 12 anni, per Gerosa invece è opportuno parlare di minori.
Ha espresso parere positivo all’introduzione del divieto Andrea de Bertolini (Pd). L’esponente dem ha affermato che il problema del rapporto tra minori e web è reale e grave (basti pensare all’aumento del numero dei processi al Tribunale dei minori per casi legati alla rete) e nasce da quella che ha definito l’asimmetria tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi che richiede un’alfabetizzazione in primo luogo dei genitori.
(ANSA)