Arco: morte di Zoe e del figlio Otis, scatta l’inchiesta per omicidio colposo

Redazione08/05/20253min
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Sarà la Procura della Repubblica di Trento a occuparsi del caso drammatico che ha colpito Zoe Anne Guaiti, 39enne residente ad Arco, incinta di cinque mesi, deceduta insieme al bimbo che portava in grembo nel corso della notte tra domenica 4 e lunedì 5 maggio (leggi la notizia). Dopo un primo accertamento da parte dell’Azienda sanitaria, è stata la Magistratura ad aprire un’inchiesta con l’ipotesi di omicidio colposo, al momento a carico di ignoti.

A sollecitare l’intervento della Procura è stata la famiglia della donna, tramite l’avvocata trentina Luna Fiorentina Panteca, che ha depositato un Esposto per chiedere di far luce sulle circostanze della morte di Zoe e del piccolo Otis. La richiesta ha portato alla sospensione dell’autopsia medico-legale inizialmente predisposta dall’Azienda sanitaria e all’affidamento dell’esame autoptico a un consulente della magistratura, che permetterà anche ai familiari di partecipare con un loro perito.

 

 

Secondo una prima ricostruzione, la tragedia si sarebbe consumata nel giro di poche ore. Dopo l’induzione del parto a causa dell’assenza di battito cardiaco nel feto, Zoe avrebbe sviluppato una forma acuta di setticemia contro la quale il personale medico dell’ospedale Santa Chiara avrebbe tentato tutte le manovre possibili, tra trattamenti antibiotici e rianimazione intensiva. Tuttavia, l’evoluzione rapidissima del quadro clinico non ha lasciato scampo.

L’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss), esprimendo profondo cordoglio, ha parlato di uno “shock settico iperacuto”, una condizione gravissima e fulminante nonostante l’intervento tempestivo dei sanitari. Resta però da chiarire quale ne sia stata la causa scatenante. L’ipotesi prevalente è quella di un’infezione batterica fulminante, forse legata all’escherichia coli, un batterio noto per precedenti gravi episodi di contaminazione alimentare.

In questa direzione vanno anche gli accertamenti eseguiti presso l’abitazione della famiglia Guaiti a Bolognano, dove i carabinieri del Nas hanno prelevato alcuni alimenti sospetti. Tuttavia, non è ancora certo che l’infezione – se confermata – sia stata di origine alimentare o contratta in ambito domestico. Le indagini si complicano anche per via del periodo di incubazione del batterio, che può essere di dieci o più giorni.

La famiglia di Zoe, residente in parte anche in Cornovaglia, ha chiesto che venga verificata anche la corretta applicazione dei protocolli di emergenza in ospedale. «Zoe era una donna sana – ha dichiarato l’avvocata Panteca – e la famiglia vuole sapere se sono state adottate tutte le cure necessarie e nei tempi opportuni». Proprio per permettere l’autopsia giudiziaria, i funerali previsti per sabato sono stati rimandati, in attesa anche dell’arrivo dei familiari dall’estero.