PALAZZO RICCAMBONI A RIVA DEL GARDA: RATTI E PICCIONI LA FANNO DA… “PADRONI”

Dopo la condanna della Corte dei Conti affibbiata ai vertici comunali per la ben nota vicenda giudiziaria legata all’omonima Fondazione proprietaria del palazzo di via Florida (che il Comune con delibera ha fatto suo), torna oggi alla ribalta in oggetto di “denuncia” da parte del Consorzio RivainCentro guidato dal presidente Massimiliano Martinelli, il quale denuncia lo stato di degrado e abbandono dello stesso. Sede stabile di ratti e piccioni, deposito di guano, pericolo per chi ci cammina sotto in una via centralissima, in pieno centro storico. Un’altra storia “brutta”, come se a Riva non ce ne fossero altre (ex Cattoi, valga per tutte) simbolo di biglietti da visita per gli ospiti non certo edificanti. Supportato da testimonianze di residenti in edifici accanto, Martinelli solleva il problema (peraltro ben noto) inviando una lettera al Comune, alla proprietà, all’area gestione del territorio e ambiente, all’ufficio Sanità pubblica per “denunciare” la grave situazione che il palazzo sta attraversando da almeno un decennio. Dalla Fondazione Riccamboni arriva la risposta che la situazione è ben nota, e che si sta procedendo al progetto di restauro sin dal giorno in cui la stessa è rientrata in possesso dell’immobile. La Fondazione attraverso il figlio di Marisa Riccamboni, il dottore commercialista Diego Uber di Trento, fa sapere e ricostruisce la “storia” legata all’acquisizione del palazzo da parte del comune, l’opposizione a tale delibera (condannata come dicevamo dalla Corte dei Conti) e il contenzioso avviato con il Comune di Riva, impossessatosi illegalmente dell’edificio nel 2009. L’anno scorso la causa civile è finita, la Fondazione è rientrata in possesso dei beni e dal quel momento si è attivata per risolvere il problema. Dapprima incaricando una ditta della disinfestazione, asportando il guano prodotto dagli “ospiti” abusivi e pagando 30.000 euro per questa operazione. Ma il Comune deve staccare la concessione per una seconda operazione legata alla pulizia, altrimenti la ditta incaricata non può entrare e procedere con l’intervento. Una richiesta che la Fondazione ha fatto il 15 giugno e che è ancora in attesa di risposta.