Assi ballerine, viti sporgenti e ruggine: la passerella di Caneve è da sistemare

Nicola Filippi27/08/20243min
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La passerella ciclopedonale sul fiume Sarca presso l’ex Oratorio, al termine di via San Pietro, ha bisogno di una urgente visita approfondita. Costruita attorno al 2010, ha reso possibile il collegamento del centro città con l’Oltresarca e il parcheggio di Caneve. Oggi è anche la felicità delle migliaia di cicloturisti che percorrono l’anello ciclabile “lago di Garda – Sarche”. Questo semplice manufatto, “costituito da tre tubi in acciaio, calandrati, collegati da un elemento triangolare, sempre in acciaio – come spiegano i progettisti, gli ingegneri associati “Fontana-Lotti-Lorenzi” di Riva del Garda – con unica campata di 36 metri di luce”, evidenzia una serie di problematiche a causa della forza degli elementi. Nulla di cui preoccuparsi, ci si augura. Ma le segnalazioni si sono accavallate sulla email della redazione de “La Busa” (info@labusa.info), che si sono fatte più fitte in coincidenza dell’improvvisa chiusura della passerella pedonale sul fiume Sarca, proprio a causa di problemi tecnici. Dal 27 giugno non è più possibile camminare sulla passerella del ponte storico di Arco. Da allora, i pedoni sono invitati a utilizzare le passerelle a nord (Prabi) e sud (Caneve).
Ricevute le segnalazioni, martedì 27 agosto siamo andati a fare un sopralluogo sulla “scena del crimine”.
La passerella di Caneve è un manufatto ormai ben integrato nel panorama della zona. La struttura principale ha un telaio verniciato di colore bianco crema e “un piano di calpestio in doghe di legno massaranduba naturale” (uno dei legni con maggiore densità di fibra al mondo, ndr), spiegano ancora gli ingegneri associati Lotti-Fontana-Lorenzi.
Se passi velocemente in bici non ci fai caso. Dopo essere scesi dalla due ruote si nota che lo strato di vernice sulla struttura portante si è scrostato, lasciando intravvedere larghe chiazze di ruggine.
Le doghe di legno invece “ballano” un po’ troppo, scricchiolano sotto il peso, a causa delle viti in acciaio che si sono sfilate dalle loro sedi. Alcune di queste escono dal piano di calpestio in modo pericoloso, mettendo a repentaglio gli pneumatici delle biciclette. Vero è che poco distante c’è un negozio di riparazioni, ma qualcuno dei nostri lettori suggerisce che sarebbe invece più opportuno provare a dare una stretta a tutta la bulloneria, prima di ritrovarsi l’ufficio legale sommerso di richiesta danni per gomme forate.

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