Gli ambientalisti: “Serve un turismo rigenerativo, rivedere il progetto della Ciclovia”
“Overtourism” è un neologismo in lingua inglese, usato dai tecnici per definire il “sovraffollamento turistico”, concentrato soprattutto in alcuni periodi dell’anno nelle località turistiche. Si tratta di un fenomeno che sta interessando anche il Basso Sarca ed è emerso dai dati pubblicati recentemente dall’Ufficio Statistica della Provincia Autonoma di Trento che ha analizzato il margini di crescita del 2023 delle località turistiche dell’intero Trentino. L’azienda di promozione turistica Garda Dolomiti, come ha confermato il suo presidente, Silvio Rigatti, è conscia della situazione e sta lavorando alacremente per spalmare gli eventi lungo tutto il periodo dell’anno, nell’ottica di una destagionalizzazione turistica. Ora, però, interviene il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda che, in un comunicato stampa, parla sia di “overtourism” attuale, ma spinge lo sguardo oltre e si focalizza sugli effetti della prossima Ciclovia del Garda.
“Una programmazione miope che tende a far lievitare le casse di amministrazioni e comparto turistico ha ormai determinato un overtourism insostenibile per il Lago di Garda e i suoi abitanti – illustrano – traffico congestionato, prezzi aumentati, difficoltà a reperire un’abitazione in affitto, consumo di suolo, scempio dei luoghi più prestigiosi per allettare i turisti con “effetti scenici”, insufficienza dei servizi, perdita dell’identità dei luoghi, sovraffollamento, stress e malessere dei residenti, tagli ad opere pubbliche a favore di quelle che incrementano il turismo, strutture alberghiere acquisite da grandi società”.
“Il Lago di Garda non ha bisogno di aumentare il numero dei turisti, non ha bisogno di un “turismo d’élite” come afferma il presidente dell’Azienda per il turismo Garda Dolomiti, Silvio Rigatti – scrivono ancora dal Coordinamento – ha la necessità di un turismo sostenibile, di una programmazione che veda al centro le comunità e il rispetto del territorio, che migliori il benessere sociale, economico e fisico del luogo. O, meglio ancora, di un “turismo rigenerativo” che metta in discussione le metriche attuali di cosa voglia dire “successo turistico”, chiedendosi se questo crei davvero benessere al luogo oppure se il benessere sia solo appannaggio di pochi. In questa nuova prospettiva, il valore creato dal turismo nel territorio – non solo economico ma anche relazionale, culturale, ecc. – deve rimanere sul territorio per generare ulteriore valore”.
Siamo già in situazione critica, dicono gli ambientalisti delle tre sponde del Benàco, ma potrebbe anche diventare ancora più insostenibile. A danno delle comunità residenti.
“La Ciclovia del Garda nasce con l’intento di aumentare il flusso turistico in un territorio che è passato da circa 5 milioni di presenze nel 1987 a 25 milioni registrate nel 2023. Un progetto che creerà uno sfregio permanente alle splendide falesie dell’Alto Garda e aumenterà la presenza di migliaia di persone in una zona catalogata ad alto rischio geologico e nella quale è vietato un aumento antropico, distruggerà le piccole spiagge che circondano il lago con un danno non solo ambientale ma anche faunistico, non viene rivisto da chi ha il dovere di governare il territorio nel rispetto dell’ambiente che ci ospita e del benessere dei suoi abitanti”.
“A fronte del trend in aumento del turismo internazionale e locale – concludono dal Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda – , diventa ancora più importante interrogarsi sull’impatto ambientale e sociale del turismo; servono quindi politiche per un turismo responsabile privo di logiche amministrative miopi e imprenditoriali speculative.”